L’evoluzione comica di Totò in 3 Film

L’evoluzione comica di Totò in 3 Film

Totò: Quattro semplici  lettere per identificare un immenso artista

In occasione dell’anniversario della morte di questo unico, grande artista. Movieblog ha deciso di  rendergli omaggio attraverso una rubrica dei suoi film più riusciti. Film che più rispecchiano il suo artistico. 

Cos’è stato Totò per me (parere personale)

15 aprile 1967, ci ha lasciato Antonio De Curtis, l’uomo dietro la maschera, ma per fortuna ci è rimasto la sua arte , potremmo dire l’anima stessa di Totò, attraverso i suoi film ma non solo.

L’impronta di questo artista ha lasciato il segno anche attraverso poesie come A’ livella, o attraverso canzoni come Malafemmina.

E la vera arte, come l’oro, non perde mai di valore nel tempo. Così è stato per Totò, negli anni dopo la sua morte ha avuto quei riconoscimenti che, immeritatamente non ha avuto in vita. Immutato se non addirittura aumentato, è stato l’affetto che il pubblico ha nutrito per lui. Io personalmente mi sono subito proposto per scrivere questo articolo su di lui, perché l’immagine di Totò ha praticamente accompagnato la mia esistenza.

Mi rivedo da piccolo a guardare i suoi film seduto sulle ginocchia di mio padre e a ridere come matti. Ricordo di quando mia madre rimproverava mio padre a pranzo cambiava canale per vedere un film di Totò al posto del solito telegiornale e lei gli diceva: “Ma questo film l’avrai visto centomila volte”. E lui prontamente rispondeva con una battuta che avrebbe fatto ridere lo stesso Totò: “Ma a quest’ora non l’ho mai visto, è la prima volta”.

Rivederli migliaia di volte senza non stancarci mai e ridere come se li avessimo visti per la prima volta. Personalmente rifiutavo di vedere i cartoni animati come Dragon Ball per vederli. E sono stati i suoi film a trasmettermi la passione per il cinema.

Insomma io, come molti, ho un vero debito di riconoscenza verso quest’uomo che mi ha dato tanto attraverso la sua arte.

Il cinema di Totò

Uno dei fidi e più stretti collaboratori di Totò dai tempi della rivista, l’attore caratterista Mario Castellani, in un intervista affermò:

“Totò era un istintivo, un improvvisatore nato. Il copione, per lui, doveva rappresentare appena una traccia, un punto di partenza e basta. In rivista, dove io facevo il direttore artistico, lui veniva, e piuttosto svogliato, solo i primi giorni di prova, poi scompariva dalla circolazione ed era inutile cercarlo. Si rifaceva vivo quando si stava per andare in scena e allora in quattro e quattr’otto si aggiornava su quello che doveva fare. Ma la verità è che le cose migliori gli venivano spontanee solo sul palcoscenico, sotto la spinta del pubblico. Insomma, quella di Totò era una forma di comicità tutta speciale, assolutamente unica nel suo genere e perciò irripetibile. In genere, lui lavorava di contropiede, afferrando di rimbalzo battute e situazioni che gli venivano offerte dalla sua “spalla”. Se il gioco attaccava, allora si scatenava sull’onda del consenso del pubblico ed infilava tutta una serie di invenzioni di cui sul copione non c’era il benché minimo accenno. In seguito al rinnovato interesse per la figura e per l’arte di Totò, spesso mi capita di sentirmi chiedere il testo di questo e di altri sketch diventati ormai leggendari. Ma i testi non ci sono. Non ci sono mai stati. Ecco perché l’arte, la vera arte di Totò è scomparsa con lui e i giovani che non hanno avuto la fortuna di vederlo sul palcoscenico non possono ritrovarlo come è stato veramente guardando i suoi film. Totò non è Chaplin o Buster Keaton, fenomeni tipicamente cinematografici. Totò è il teatro. Il cinema, nel migliore dei casi, lo ha dimezzato. Nel peggiore, che era poi la norma, lo ha puramente e semplicemente tradito.”

Da queste parole si evince che il cinema non abbia sfruttato al massimo le sue potenzialità. Ma nonostante questo è stato il cinema il mezzo con cui ha potuto elargire il suo lascito artistico. Il cinema, ha immortalato quella che Nino Manfredi definì “l’ultima maschera della commedia dell’arte”.

Una definizione azzeccatissima, è proprio da lì che nasce la sua comicità.

Quella che per molti era una grande capacità di improvvisazione, in realtà era il frutto di una lunga gavetta giovanile nell’ultima compagnia che ancora si rifaceva a quella  commedia dalle nobili e antiche origini detta “dell’Arte”, quella dell’impresario Umberto Capece.

Ma quanto c’era dell’arte di Totò nei suoi film?

MovieBlog con questa rubrica proporrà i film che più si avvicinavano alla sua idea di comicità e che più sono rimasti nell’immaginario collettivo.

Attraverso una serie di cicli riguardanti l’evoluzione comica, la formazione del duo Totò e Peppino, le interpretazione drammatiche, la comicità surreale.

I tre film sotto citati sono quelli che hanno presentato l’evoluzione del personaggio comico di Totò.

1° ciclo: l’evoluzione comica di Totò

Il primo film di questo ciclo è

  • Le sei mogli di Barbablù, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1950)

Trama: Totò una notte era entrato in una stanza, pensando che fosse quella di Domenica, la serva; era invece quella di Carmela, la padrona. Il fratello lo aveva sorpreso e lo aveva costretto a sposare Carmela. Al matrimonio però Totò fugge. Si imbarca poi clandestinamente su una nave in partenza da New York e incontra Amilcare Marchetti(Mario Castellani), altro clandestino; per evitare di essere scoperti, si rifugiano in una cabina e vengono scambiati per Nick Parker ed il suo assistente Patson, due famosi investigatori americani chiamati in Italia per indagare su Barbablù, un serial killer.

Questo può definirsi l’ultimo film in cui Totò si rifà ad una comicità tipicamente di rivista, fatta di lazzi e giochi di parole( es . «Siamo attesi? Credevo fossimo a Napoli…») in cui gli spunti partono solo da lui ,la cui sceneggiatura  è  priva di trovate .

Insomma il tipico film poggiato sulle spalle di Totò.

 Il secondo film è :

  • Totò sceicco, regia di Mario Mattoli (1950)

Trama : Antonio Sapone è capo maggiordomo della marchesa di San Frustone, obesa, che sfonda una dopo l’altre le sedie soprattutto quando soffre e piange a causa dei dispiaceri che le procura il figlio, il marchesino Gastone. Il marchesino, disperato per avere litigato con la fidanzata, la canzonettista Lulù, decide di suicidarsi, subito dopo chiede di essere ucciso da Antonio, e infine decide di arruolarsi nella Legione Straniera per non rivedere più Lulù. La marchesa chiede ad Antonio di seguirlo e stargli vicino per impedire che commetta sciocchezze. Antonio accetta in cambio di un palazzo. Per una serie di equivoci, invece di arruolarsi nella Legione Straniera, Antonio finisce nelle file dei ribelli, che lo fanno credere figlio dello sceicco, arrestato in Europa. 

Considerato il punto più alto della collaborazione tra Totò e Mattoli, il film si ispira al tipo di commedia americano, contrariamente al  precedente c’è una maggiore cura nella sceneggiatura e nella regia che danno ritmo al film , a vantaggio della performance di Totò il quale si rifà ad un personaggio dai toni pulcinelleschi. Nel film  Carlo Croccolo fa la sua prima vera apparizione accanto a Totò nel ruolo del cameriere della taverna, un ruolo che manterrà anche in altri film accanto a lui regalando duetti comici memorabili.

E il terzo film che sto per citare ,è quello che vede Totò  in un personaggio comico del tutto nuovo.

  • 47 morto che parla, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1950)

Trama: Il barone Peletti si ritrova nei guai a causa della propria esagerata avarizia. Deciso a sottrarre ai bambini del paese una grossa donazione che consentirebbe loro di avere finalmente una scuola, l’uomo diviene vittima di un incredibile scherzo.

In questo film Totò , raggiunge la sua massima evoluzione del personaggio comico.

Qui non è il solito personaggio tratto dalla rivista, è una personalità del tutto nuova perdi più negativa , ispirando però simpatia e ilarità

Passata alla storia, la famosa frase:

«…e io pago!»

I duetti in cui vessa e tiranneggia sul povero maggiordomo, interpretato da Carlo Croccolo.

La sua vis comica si tinge di toni cupi, impersonando l’avaro Barone, crea un comico cattivo che attraverso i suoi gesti cattivi genera divertimento senza però cadere nel ridicolo. Questo tipo di comicità da qui in poi troverà appoggio anche in altri film, specie con quelli affianco al grande Peppino de Filippo.

Insomma una vera perla della comicità di Totò.

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