Recensione Babyteeth: tutti i colori di Milla

Recensione Babyteeth: tutti i colori di Milla

Babyteeth è stato presentato in concorso al festival di Venezia 76 dove uno dei due attori protagonisti, Toby Wallace, ha vinto il premio “Marcello Mastroianni” come miglior attore emergente.

È un racconto tragicomico che segna l’esordio alla regia dell’australiana Shannon Murphy, la quale sfrutta questa sua freschezza registica non inserendosi in particolari schemi ma concedendosi una totale libertà di espressione.

Trama Babyteeth

Australia. La quindicenne Milla (Eliza Scanlen) è la figlia amante della musica e dallo spirito libero di due genitori borghesi, una madre pianista esperta (Essie Davis) e un padre psicologo (Ben Mendelsohn). Un giorno, mentre aspetta un treno, le passa davanti un ragazzo che si mette a giocare sul filo del binario come se volesse andare sotto le rotaie, la giovane ne rimane colpita. Quando si innamora di questo ventitreenne (Toby Wallace), fuggiasco e tossicodipendente, i suoi genitori sono inclini a fermarla. Ma Milla ha un tumore in fase terminale e sono disposti a tollerare qualsiasi cosa pur di vederla felice.

Lo sguardo reale sulla vita dei protagonisti

Recensione Babyteeth

Nella messa in scena del genere “adolescente malato che si innamora”, di solito c’è più una certa sdolcinatezza e una certa propensione alla lacrima facile che un racconto diretto dei sentimenti vissuti. Non è il caso del film di debutto alla regia di Shannon Murphy, Babyteeth, una storia adorabile e piena di vitalità su una ragazzina australiana la cui diagnosi di cancro, le visite dai dottori, gli ospedali non vengono mai mostrati allo spettatore. Invece, la sua malattia fornisce lo sfondo per gli eventi che si svolgono, tra cui una viscerale e travagliata storia d’amore tra la testarda Milla (Eliza Scanlen, la Beth del Piccole donne di Greta Gerwig) e Moses (Toby Wallace), un teppista che vive di espedienti con la faccia tatuata e una tossicodipendenza che ha costretto la madre a cacciarlo di casa. La scossa di chimica tra loro è istantanea e inflessibile, per non dire infausta, dato che ad un certo punto il giovane decide che deruberà la famiglia della ragazza per droga. Wallace rende Moses curiosamente allettante nonostante il suo cattivo comportamento, con gli occhi che lampeggiano di inconsapevole tenerezza anche nei momenti più bui.

Il focus su una famiglia segnata

Nel frattempo, nella villa razionale e perfetta, i genitori della protagonista – la fenomenale coppia formata da Essie Davis e Ben Mendelsohn – stanno cadendo a pezzi, sia da soli sia insieme,: Anna, la madre, deve cedere all’uso di psicofarmaci per reggere il peso di quanto sta accadendo alle loro vite mentre il padre cerca di tenere in piedi i mattoni di una famiglia infragilita. L’Henry di Mendelsohn presenta una facciata di stoicismo mentre intrattiene irreali fantasie di fuga.

Milla rifugge ogni comportamento da malata, ogni accenno al suo stato di salute avviene solo attraverso cicli di risentimento e dolore. La tensione familiare già presente è solo accresciuta dall’apparizione di Moses sulla scena, ma i due ragazzi sono inesorabilmente attratti l’uno dall’altro, trovando impossibile tenersi alla larga nonostante l’avversione degli adulti.

I semi della vita sulla malattia

All’inizio sembra bizzarro pensare cosa vede Milla in questo ragazzo, ma Wallace interpreta Moses con così tanto carisma (non a caso ha vinto la coppa Mastroianni a Venezia) che è facile lasciarsi conquistare. Ed è una performance fisica, arti allampanati che si estendono in qualsiasi spazio, evidenziando l’imponente presenza sullo schermo dell’attore.
Il ventitreenne non ha alcun tipo di inibizione, si toglie subito la maglietta e la getta in faccia alla ragazza quando il naso le inizia a sanguinare.
Milla porta Moses a casa a cena, presentandolo ai suoi genitori.
Henry e Anna sono, giustamente, preoccupati per il fatto che il ragazzo sia nella vita di figlia – c’è la differenza di età, ma è anche uno spacciatore di basso livello, che ruba pillole dalla casa dei Finlay ad ogni visita. È anche chiaro che Milla è ossessionata dal giovane, gravita intorno a lui come se fosse il sole, anche se ciò è illogico. Inoltre, non ha senso che i due genitori borghesi invitino Moses a casa loro, ma è tutto al servizio di ciò che è per lo più non detto: la ragazzina sta morendo e lui la sostiene, come glielo neghi? Inoltre in alcuni momenti si capisce in realtà che quel ragazzo errante è intelligente, per esempio durante una conversazione a cena l’ospite discute della forza della funzionalità contro la bellezza. Quando i genitori di Milla allentano le loro solite regole, vedendo quanta felicità il ventitreenne porta alla loro figlia malata, devono anche sottomettersi al caos che porta nelle loro vite, provocando una vera discordia. All’interno della confusione, tuttavia, i semi di un’esperienza genuina germogliano, permettendo a Milla di ballare, festeggiare e baciare attraversando la giovane età adulta, solo a volte interrotta dai terribili effetti della chemioterapia.

La struttura emotiva del film è solida: Moses, Milla e due adulti formano i loro fragili legami familiari, amandosi e combattendosi l’un l’altro con uguale ferocia.

Una tragicommedia diversa

La storia è tratta dall’omonima opera teatrale, in italiano Babyteeth significa letteralmente denti da latte e ciò fa riferimento al fatto che Milla sia ancora piccola e inesperta su tante cose della vita ma che brulichi di scoprire ciò che ancora non conosce.

Si potrebbe facilmente sostenere, ad un primo occhio, che la ragazza ricca che frequenta una scuola privata vestita in modo impeccabile con il nastro tra i capelli e un cappello da barca sia ancora una volta attratta dal trasandato “cattivo ragazzo”; ma il film rivelerà che non è questa la storia che si racconta ed è per questo che diventa interessante.

La scrittrice Rita Kalnejais è eccezionale, dando al cast alcune battute spiritose e archi narrativi sorprendenti ma autentici. Ogni membro di questo insieme è in ottima forma, in particolare Essie Davis e Ben Mendelsohn nei panni dei genitori di Milla alle prese con i propri imbarazzanti impulsi. Mendelsohn in particolare è diventato un cattivo di Hollywood negli ultimi anni, quindi è un piacere trovarlo in uno stato d’animo più sottile e pieno di sentimenti buoni.

Non tutte le scelte di personaggi o storie sono “funzionali” per la trama o per lo slancio dell’opera, ma quei ritmi sono belli, riempiono il mondo, che si tratti della vicina incinta dall’altra parte della strada (Emily Barclay), o dell’insegnante di violino di Milla e vecchio amico di Anna, Gidon (Eugene Gilfedder).

La straordinaria costruzione della storia

Shannon Murphy filma i suoi attori in una serie di primi piani amorevoli, spiazzandoci spesso con prospettive non convenzionali, giocando con entusiasmo con colori scintillanti e con la luce per abbellire le scene. Il risultato è esteticamente accattivante e bizzarro.

Babyteeth ruba momenti, proprio come Milla acchiappa ogni attimo che può, finché può.

L’anima del film è costruita attorno a queste situazioni rubate: sedersi al sole, preparare crepes, ballare. Le due scene di danza di Milla sono narrate in frammenti di luce che le colpiscono il viso in punti diversi. La verve, i movimenti della ragazza e il modo in cui si relaziona a questo spazio multicolore evidenziano davvero la gioia di vivere pura del personaggio.
Babyteeth è efficace nel non lasciare che Milla sia definita dalla sua malattia.

Murphy e il direttore della fotografia Andrew Commis usano i primi piani per stabilire un’intimità con la protagonista e il suo stato emotivo, specialmente le scene in cui può lasciarsi andare ed essere se stessa. Nelle inquadrature scelte la casa della famiglia con il giardino ad atrio è sempre immersa in questa squisita luce diffusa, come se tutto ciò che vediamo avesse una qualità ultraterrena.
O forse questo tocco di trascendenza è un promemoria di quanto sia fugace la vita.
Le esibizioni del cast principale sono potenti e sfumate: a volte sono grandi manifestazioni di emozione e altre volte è la contrazione sul viso di Mendelsohn, in ciò che sta cercando di non mostrare.

Il lavoro brillante di Shannon Murphy

Il film è più interessato al racconto della vita nelle sue varie sfaccettature che alla semplice sopravvivenza, evitando dettagli dolorosi per indugiare sulla gioia di vivere che a volte sfocia in eccessi di enfasi. Verso la fine, i momenti commoventi prendono il sopravvento con Milla che irrompe in danze spontanee e colme di felicità. Ma il potere delle esibizioni rende l’esperienza visiva profondamente commovente e devastante.

Babyteeth presenta due nuove entusiasmanti voci in Kalnejais e Murphy, entrambe mostrano una rara abilità nel combinare commedia e tragedia che rende il lavoro interessante da vedere.
L’opera d’esordio di Shannon Murphy è una rinfrescante interpretazione di un sottogenere familiare noto, che offre una rappresentazione sfumata di una famiglia che affronta lo scenario peggiore con umanità e dolcezza.

Trailer Babyteeth: tutti i colori di Milla

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