Recensione La Regina degli scacchi: la miniserie capolavoro

Recensione La Regina degli scacchi: la miniserie capolavoro

Quanti di voi ultimamente erano stanchi della mediocrità portata avanti da Netflix e dei prodotti originali così scontati e prevedibili?

Siamo sicuri che abbiate risposto sì e siamo qui proprio per farvi ricredere, almeno in piccola parte. Con la realizzazione della miniserie “La regina degli scacchi”, Netflix non sbaglia neanche un minimo, realizzando un prodotto magnetico e travolgente.

Trama La Regina degli scacchi

La storia è tratta dal romanzo di Walter Tevis e racconta l’infanzia e l’adolescenza di una giovane ragazza che diventa un prodigio in un mondo quasi prettamente maschile (almeno a suo tempo), quello degli scacchi. Quella che ci viene mostrata sullo schermo è una storia di formazione che esplora il genio della fanciulla cresciuta in un orfanotrofio del Kentucky verso la fine degli anni ’50.

Beth Harmon (Anya Taylor-Joy) scopre di avere un talento incredibile per gli scacchi soltanto osservando il custode dell’orfanotrofio e nel corso degli anni, inizia a prendere lezioni da quest’ultimo. Mentre sviluppa questo enorme talento, inizia però ad avere una vera e propria dipendenza dai tranquillanti che lo stato somministrava ai bambini come sedativi. Tutto ciò darà il via libera ad una vita tormentata dai propri demoni e sospinta da una miscela di narcotici e ossessioni, che la trasformerà in una figura eccentrica, estremamente abile e glamour, decisa a superare i confini tradizionali del mondo degli scacchi.

Recensione

La serie è diretta e sceneggiata dal candidato a due premi Oscar Scott Frank, mentre i produttori esecutivi sono William Horberg e Allan Scott. Come già detto, durante la sua adolescenza Anya Taylor-Joy veste i panni di Beth, mentre nel corso del primo episodio, con la bimba ancora nell’orfanotrofio, ritroviamo LA Isla Johnston. Tanti i personaggi secondari che ruotano intorno alla protagonista, da Bill Camp nei panni di Mr. Shaibel, passando per Marielle Heller che interpreta Mrs. Alma Wheatley e ancora Harry Melling nel ruolo di Harry Beltik, per concludere con Thomas Brodie-Sangster e il suo Benny Watts. Tra tutti loro che nel corso delle puntate vanno e vengono nella vita di Beth, la protagonista indiscussa resta lei. Nessuna sottotrama o spazio a storie secondarie, tutto ruota intorno alla ragazza e alla sua genialità.

Il risultato? Qualcosa di magnifico che trasporta completamente lo spettatore in un mondo sconosciuto ai molti, ma che grazie a questi sette episodi appassiona chiunque, dagli esperti della scacchiera a chi non conosce nemmeno i suoi pezzi.                                         

La Regina degli scacchi                                                                                         

Anya Taylor-Joy ci regala un’interpretazione superba, rappresentando la delicatezza di una giovane ragazza con un passato difficile, i suoi sbagli, i suoi vizi, ma soprattutto la sua passione e la determinazione che la porteranno a raggiungere le cime più alte degli scacchi.

Accompagnati da colonne sonore perfette e fotografia sublime, gli episodi scorrono quasi come un lungo film, nessun punto morto o scena di troppo, ogni dettaglio è essenziale per capire un tratto della personalità geniale di Beth che tra una puntata e l’altra, la vediamo talmente appassionata e coinvolta che di notte, sdraiata nel suo letto, si ritrova ad immaginare una scacchiera sul soffitto e muove ogni pedina con la sua mano fino alla vittoria finale, fino allo scacco matto. Molti quando pensano agli scacchi immaginano subito partite infinite, lentezza dei movimenti e qualcosa di non adatto a chiunque. Tutto ciò nella serie viene mascherato completamente da tempi narrativi gestiti al meglio, che spaziano da attimi di frenesia a scene tranquille che rilassano gli occhi dello spettatore grazie anche ai toni usati sullo schermo.

Infine, il titolo originale della serie, ovvero The Queen’s Gambit (Il gambetto di donna), fa sì riferimento ad una mossa tipica degli scacchi, ma sembra quasi voler sottolineare il carattere della ragazza, il suo modo di fare e la sua leggerezza nel battere avversari ben più stimati di lei.

Curiosità

  • Ancor prima che fosse scritta la sceneggiatura, Scott Frank aveva già assegnato il ruolo ad Anya Taylor-Joy inviandole una copia dell’omonimo romanzo di Walter Tevis direttamente a casa.
  • Quando aveva 6 anni Anya si è trasferita da Buenos Aires a Londra e ha imparato l’inglese grazie a Harry Potter. Ha dichiarato così, che recitare accanto a Harry Melling (Dudley di Harry Potter) per lei è stato molto emozionante.
  • Ogni mossa vista durante le partite di scacchi, non è frutto del caso, ma è stata coreografata dai consulenti di scacchi Garry Kasparov e Bruce Pandolfini, che hanno anche allenato gli attori.

In Conclusione

Tra titoli esilaranti, deludenti e scontati, La regina degli scacchi illumina il panorama delle miniserie conquistando il piccolo schermo, ma soprattutto un grande spazio nel nostro cuore.

Quelli come te non hanno vita facile.                                                                                                                       

  Due facce della stessa medaglia: da una parte il talento, dall’altra il prezzo da pagare.

Non si può dire quale sarà il tuo di prezzo.                                                                                                                                                     

Avrai il tuo momento di gloria, ma quanto durerà? Tu hai così tanta rabbia dentro, devi fare attenzione.

Trailer Ufficiale

About The Author

Diplomato al Liceo Scientifico, tra una pagina e l'altra di un libro di matematica, un episodio calza a pennello. Più che per il cinema, ho la passione per il piccolo schermo. Sono l'amico a cui viene sempre fatta la domanda "Ma che serie tv mi consigli?" Se non avete idea di cosa guardare, faccio al caso vostro. Siete invitati nel sottosopra che si trova nella mia testa.

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