Recensione Downton Abbey l’Epic Drama di Michael Engler

Recensione Downton Abbey l’Epic Drama di Michael Engler

“Downton Abbey” è stata una delle serie televisive inglesi di maggior successo internazionale, applaudita dalla critica e vincitrice, tra gli altri premi, di 16 Emmy Awards durante l’arco delle sei stagioni andate in onda dal 2010 al 2015.

Il creatore Julian Fellowes (già sceneggiatore premiato con l’Oscar per “Gosford Park” di Robert Altman nel 2002) ha voluto regalare ai fan di tutto il mondo una chiusura in grande stile per le vicende della famiglia Crawley, Conti di Grantham, aristocratici di inizio Novecento che vivono appunto nella tenuta di Downton Abbey, e dei loro numerosi domestici.

Downton Abbey: l’arco narrativo

Il film riprende il filo narrativo all’incirca un anno dopo dacché i personaggi si erano congedati, vale a dire nel 1927, quando Re Giorgio V (nonno di Elisabetta II) annuncia che, insieme alla consorte, soggiornerà brevemente proprio nella residenza dei Crawley in vista del suo viaggio itinerante per lo Yorkshire. L’onore è grande quanto l’onere: la Contea di Grantham deve prepararsi ad accogliere degnamente la famiglia reale e all’in-terno del castello di Downton si vivono giorni di intensa fibrillazione perché ogni cosa funzioni al meglio.

“Una visita reale è come un cigno in un lago: bellezza e grazia in superficie, ma forsennato sbattere di zampe sotto”. Con questa frase pronunciata da uno dei camerieri reali si può ben riassumere l’atmosfera che si re-spira già dalle prime immagini, che ci riportano nelle lussuose stanze dei nobili e in quelle molto meno opu-lente della servitù. Lo scontro per la supremazia che si consuma ai piani bassi tra i domestici della casa e i servitori di Buckingham Palace su chi di loro avrà la priorità di cucinare e servire a tavola, è l’espediente per rituffarsi nelle atmosfere retrò e sofisticate che hanno fatto la fortuna della serie.

La pellicola è una confezione impeccabile imbastita ad hoc per i fan vecchi e nuovi, che ritroveranno le dinamiche familiari dei vari personaggi, le musiche e gli ambienti che li avevano affascinati. Non mancano momenti di tensione e confronto, ma in generale il film non si addentra troppo nei toni drammatici, al contrario di come ci aveva abituato la serie in alcuni episodi, prediligendo una pennellata di momenti rassicuranti, buoni senti-menti e un contegno in perfetto stile inglese.

Downton Abbey

I temi e le trame affrontate

Certamente avremmo preferito una maggiore incisività e magari un’introspezione più significativa per alcuni protagonisti – le uniche a mettere in discussione il proprio stile di vita sono le due sorelle Crawley, Mary e Edith – visto anche il periodo storico in cui sono calate le vicende: la vita nobiliare è ormai in decadenza e le differenze sociali ed economiche prendono sempre più piede, senza contare la questione irlandese. Tutti temi che la serie, nel corso di sei stagioni, aveva preso largamente in considerazione senza mai risultare banale o stantia. Il passaggio dal formato televisivo a quello cinematografico non è mai facile, e qui ci si preoccupa più per un ballo reale e per la lucidatura degli argenti, ma solo in apparenza.

Le due ore che passano velocemente non consentono ovviamente di affrontare in maniera esaustiva tutte le questioni sopracitate, ma il regista Engler e lo sceneggiatore Fellowes riescono in ogni modo a introdurre tematiche importanti (la visione repubblicana, la disparità tra le classi sociali e addirittura la condizione degli omosessuali, grazie al personaggio del maggiordomo Barrow) mantenendo la cifra stilistica che ha reso “Downton Abbey” molto amata anche oltre i confini nazionali.

Qual è il segreto di questo successo? Soprattutto perché ci parla di un’epoca che non esiste più, facendo leva sul nostro lato malinconico e romantico; senza contare la ben delineata linea di separazione tra i piani alti e quelli bassi, tra nobiltà e servitù, in un gioco di contrasti tra stili di vita spesso conflittuali sebbene quasi sempre codipendenti.

Ci porta inoltre a scoprire la vita di una famiglia che subisce il destino e le avversità come qualsiasi altra, quindi empaticamente vicina, ma anche inserita in un preciso contesto storico che la rende un archetipo per una società che si appresta a ridefinire i suoi standard e a dover cambiare se vuole sopravvivere.

In conclusione…

“Downton Abbey” è il riuscito esperimento di questa doppia valenza narrativa, e il film, godibile e rincuorante come una tazza di tè in un pomeriggio piovoso, accontenta i fan strappando loro un sorriso con le celebri sferzate verbali di Lady Violet, Contessa di Grantham (interpretata dalla sempre straordinaria Maggie Smith), e persino facendoci emozionare e commuovere con un finale agrodolce prevedibile ma non meno intenso.

Una curiosità: le riprese esterne e molti degli interni di Downton sono state effettuate presso il Castello di Highclere, residenza di campagna del Conte di Carnarvon, situato nella contea inglese dello Hampshire e aperto anche al pubblico dal 2012.

Trailer Ufficiale Downton Abbey

 

Scheda tecnica

REGNO UNITO, 2019

REGIA: MICHAEL ENGLER

DURATA: 122 min

CAST: HUGH BONEVILLE, LAURA CARMICHAEL, JIM CARTER, RAQUEL CASSIDY, BRENDAN COYLE, MICHELLE DOCKERY, KEVIN DOYLE, JOANNE FROGGATT, MATTHEW GOODE, ROBERT JAMES- COLLIER, ALLEN LEECH, PHYLLIS LOGAN, ELIZABETH McGOVERN, SOPHIE McSHERA, LESLEY NICOL, MAGGIE SMITH, PENELOPE WIL-TON, IMELDA STAUNTON, TUPPENCE MIDDLETON.

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