Recensione Zeroville di James Franco

Recensione Zeroville di James Franco

Un omaggio ad Hollywood per il film diretto da James Franco dove è il protagonista insieme a Seth Rogen e Megan Fox ispirato al romanzo di Steve Erickson. Presentato in anteprima mondiale al Toronto International Film Festival nel 2015 e uscito nelle sale a settembre del 2019, esattamente 4 anni dopo.

Trama Zeroville

Siamo nel 1969 l’ex seminarista, Vikar Jerome approda ad Hollywood per intraprendere il lavoro di tecnico delle scenografie. Da lì inizierà un cammino che lo porterà a diventare un montatore di successo grazie agli insegnamenti della sua amica Dotty , grazie a Viking Man che gli farà da guida in una Hollywood in evoluzione. Un’ incontro importante sarà quello con Soledad ,attricetta che si barcamena tra il recitare in film di serie C,una figlia e rapporti sessuali con i produttori   ,di cui Vikar si innamora

Cast con pregi e qualche difetto

Tratto da un romanzo di Steve Erickson del 2007 .

Diretto da James Franco ,coinvolto anche in veste di protagonista e  con una sceneggiatura di Ian Olds e Paul Felten,non è solo un film che parla del cinema sul cinema ma anche di quei film che il passare del tempo ha reso capolavori

James Franco alla sua ennesima regia, realizza un ottimo film ,con un buon cast, in parte già consolidato anche se per film di stampo demenziale (Seth Rogen, Danny McBride, Craig Robinson)

L’interpretazione di Franco di un uomo schivo , chiuso nel suo mondo fatto di celluloide è ottima, come anche quella di Jacki Weaver ,meno convincente anche se in alcuni momenti serve a spezzare una certa staticità del film è quella di Seth Rogen  che in alcuni momenti  si rifà al solito tipo il personaggio che ha interpretato in passato nelle sue commedie, vista l’ottima prova data in un altro film sempre sotto la direzione di Franco (Disaster Artist) ci si  aspettava che interpretasse un tipo di personaggio meno sopra le righe.

Megan Fox e James Franco

Mentre Megan fox, che non fa altro che mantenere un volto inespressivo (caratteristica che ha  sempre avuto nella sua carriera cinematografica) dall’inizio alla fine  in maniera a dir poco fastidiosa come se invece che un film stesse facendo un servizio fotografico, si rivela una scelta sbagliata.

Altra scelta sbagliata è quella di Will Ferrell, nelle vesti di produttore con una recitazione sopra le righe come se si trattasse di uno sketch del SNL, volendone farne una caricatura già dall’aspetto (abbronzatura cafona, occhiali da sole portati anche al buio della sala cinematografica).

Musiche e fotografia azzeccatissime

Penso che il sottotitolo dica tutto!

I toni della musica si fondono magnificamente con le scene, anche la scelta dei brani d’epoca è perfetta  .

Le atmosfere sono rese benissimo anche grazie la direzione della fotografia,unite a scenografie realistiche e per niente artificiose.

Post-produzione e distribuzione

Post – produzione travagliata e una distribuzione passata quasi inosservata

Per quelli che andranno a vedere la scheda del film noteranno che tra l’anno di realizzazione (2014) e di distribuzione (2020) sono passati ben 6 anni. Anni in cui il film è rimasto fermo,addirittura c’è stato un momento in cui è stato considerato “perduto” . Ciò a causa del fallimento della società che ne aveva acquistato i  diritti, grazie poi a myCinema è stata avviata la distribuzione cinematografica tramutata poi in distribuzione streaming(in Italia su Chili) causa Covid.

Passaggio tra la old Hollywood e la New Hollywood

Il tema centrale è quello della fine della Hollywood dei “film in bianco e nero” e la nascita di un periodo di grande rinnovamento del cinema statunitense. Fin dall’inizio il film verte su questo punto,la storia inizia nel  1969 ,anno di svolta per il cinema americano,i  personaggi che Vikar incontra come la vecchia montatrice Dotty ,che gli farà da maestra e lo inizierà all’arte del montaggio, e il Vichingo, che lo introduce nei nuovi ambienti hollywodiani dove ha occasione di incontrare gli astri nascenti della new Hollywood (es. Steven Spielberg e Paul Schrader  che durante un party discutono  di progetti futuri come lo Squalo e Taxi Drive) ,sono una metafora perfetta del vecchio e nuovo cinema. Ma quello che si vede è che il passaggio segna la fine della vecchia Hollywood ma non ne segna la morte,essa verrà sempre vista e con rispetto e ammirazione rendendola viva più che mai(film che sembrano vivere oltre l’epoca in cui sono stati realizzati è la battuta del film che preferisco), mentre al contrario sarà la nuova generazione ad essere vista con una certa titubanza  e una certa critica,almeno all’epoca in cui si svolge la storia. In questo il personaggio di Vikar sembra essere una perfetta metafora. Egli infatti la mitizza a tal punto da farsi tatuare sulla testa Montgomery Clift ed Elizabeth Taylor, la lavoro con il quale favorisce la nascita di un nuovo tipo di creare film.

Locandina Zeroville

Inevitabile confronto con Tarantino

Se qualcuno pensa che il film perda al confronto già solo per il nome del regista Tarantino, si sbaglia!!!

Se le cose per Zeroville in fase di distribuzione fossero andate diversamente e il processo di marketing fosse stato migliore(il sottoscritto ha praticamente scoperto per caso dell’esistenza di questo film) forse sarebbe stato, a ragione, considerato di più rispetto a C’era una volta ad Hollywood.

Quest’ultimo è innanzitutto forte dei nomi del cast (Di Caprio, Pitt, Robbie) che hanno attirato l’attenzione del pubblico, complice un vero e proprio bombardamento mediatico.

Ma a mio avviso nel complesso non è un film riuscito,il tentativo di raccontare il declino della “old Hollywood” è fallito,nemmeno l’idea di Tarantino di riscrivere la storia ,come già aveva fatto in Bastardi senza Gloria, salva il film .

Altro discorso si fa per Zeroville,che parte da dove C’era una volta a Hollywood finisce (l’assassinio di Sharon Tate) e parla del cambiamento del cinema in modo veritiero,anche se da un punto di vista temporale non fedele, dando allo spettatore, anche se brevemente,un assaggio  del lavoro dietro a capolavori come Love Story e Apocalypse Now.

Insomma il regista Franco supera Tarantino nel rendere omaggio al cinema U.S.A.

Curiosità Zeroville

  • Vikar ha una similitudine con il sopracitato  Paul Schrader: quella di non aver visto film prima durante l’infanzia.
  • Nel film Vikar dirà di non averne visto fino a un anno prima, per il fatto di essere stato in seminario, cosi come Paul Schrader.
  • Quest’ultimo, per motivi religiosi (la famiglia era calvinista), non vedrà un film prima dei 18 anni, il suo primo film sarà Le folli notti del dottor Jerryll (1963), e lo trova detestabile.
  • Contrariamente a Vikar che resterà incantato dal primo film visto, Un posto al sole(1951).

Trailer Zeroville

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