Recensione Cast Away film con Tom Hanks

Recensione Cast Away film con Tom Hanks

Robert Zemeckis e Tom Hanks di nuovo insieme regalano nuove emozioni: “Cast Away”.

Cast Away è un film del 2000 diretto da Robert Zemeckis che ha per interpreti principali Tom Hanks (Chuck Noland), Helen Hunt (Kelly Frears) e Nick Searcy (Stan). La pellicola fa da chiaro riferimento alla storia di Robinson Crusoe, romanzo scritto da Daniel Defoe nel 1719, e rappresenta la seconda collaborazione fra il regista ed Hanks dopo il successo di Forrest Gump (1994).

Prodotto con un budget di 90 milioni di dollari il film debuttò al primo posto del botteghino in USA incassandone oltre 28 milioni nel primo weekend. Con un incasso globale di 429 milioni risultò il terzo maggior successo mondiale dell’anno riscuotendo anche grandi consensi dalla critica con un punteggio medio, su 154 recensioni, di 7.4/10 sul sito Rotten Tomatoes e di 73 su 32 recensioni sul sito Metacritic. Fra i riconoscimenti si annoverano due nomination agli Oscar 2001 (“miglior attore protagonista” a Tom Hanks e “miglior sonoro”) ed il Golden Globe 2001 “miglior attore in un film drammatico” a Tom Hanks.

TRAMA CAST AWAY

L’ ingegnere Chuck Nolan vive a Memphis una vita appagante per il lavoro che svolge con passione come dirigente operativo della FedEx, nota e grande agenzia di spedizione merci in tutto il mondo. Il successo professionale è integrato dall’amore ricambiato della fidanzata Kelly, con cui a intenzione di convolare a nozze. Un giorno l’urgenza di una spedizione lo porta a recarsi in Malaysia in pieno periodo natalizio. Durante la traversata sul Pacifico, durante una notte tempestosa, l’aereo su cui viaggia Chuck precipita in mare. Noland è l’unico superstite dell’incidente che riesce ad approdare su un’isola deserta. Forte del suo spirito di organizzazione e del ricordo dell’amata Kelly, Chuck riesce a sopravvivere bevendo acqua di cocco, mangiando granchi ed imparando ad accendere il fuoco con mezzi di fortuna. Fra i detriti dell’aereo caduto portati dal mare sull’isola c’è anche un pallone su cui, servendosi dell’impronta insanguinata della sua mano, disegna un volto umano battezzandolo “Wilson”, come il nome della marca di produzione dell’oggetto. La presenza di questo inusuale ‘amico’ permetterà al naufrago di non impazzire per la solitudine e di resistere per quattro anni prima di tentare un rischioso ritorno alla civiltà.

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ANALISI DEL FILM

L’inizio è lento e descrive la tranquillità personale e professionale del protagonista: un professionista serio ma di buon cuore con dipendenti, amici e parenti. Repentino e traumatico è il passaggio ad un’esistenza fuori dalla società tuttavia lo shock del naufragio viene assorbito senza manifesta disperazione. Fin da subito il novello Crusoe mostra sangue freddo e inaspettate capacità di adattamento, complice anche una certa dose di fortuna rappresentata dagli stessi oggetti scampati all’incidente e recuperati miracolosamente. Il ricordo perenne del grande amore e un forte spirito di iniziativa tipico del dirigente che sa come organizzare il tempo e sfruttare i mezzi a disposizione permettono di sopravvivere ed anche di colmare il vuoto della completa solitudine. E quando si prospetta l’occasione per tornare alla civiltà è da ammirare il coraggio che permette di affrontare il rischio. La disperazione che precede l’ormai inaspettato salvataggio precede lo shock del rientro fra gli uomini gravato dalla perdita del grande amore. Ma un’emozionante riconciliazione nel commovente finale sancisce una ricucitura che offre speranza per una nuova vita.

UNA COLLABORAZIONE DI SUCCESSO

Robert Zemeckis è un regista caro ai cinefili che nel cuore hanno serbato indimenticabili prodotti irresistibili ed emozionanti come la Trilogia del tempo (Ritorno al futuro) o un perfetto mix animazione e live-action (Chi ha incastrato Roger Rabbit?).

Ed un altro Capolavoro di papà Bob è stata la prima collaborazione con Hanks, star che non ha bisogno di presentazioni, che sei anni prima ha raccontato l’epopea di un quarantennio di storia americana attraverso l’emozionante storia di un giovane che ad uno sviluppo cognitivo ritenuto inferiore alla norma risponde con un grande cuore che gli permette di raggiungere un inaspettato successo personale.

Cast Away con Tom Hanks

La celeberrima battuta che si trova nell’incipit  di questo indimenticabile primo lavoro insieme descrive così l’imprevedibilità della vita:

[…] Mamma diceva sempre: la vita è uguale a una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita […]

Nel discorso rivolto ad un amico dopo l’ultimo ed emozionante incontro con la ex fidanzata Chuck / Hanks sembra voler concludere il discorso iniziato con Forrest:

[…] Non avrei mai potuto lasciare quell’isola, sarei morto lì, tutto solo. […] L’unica scelta che avevo, l’unica cosa che potevo controllare, era come e quando e dove sarebbe avvenuto. Così ho fatto una corda e sono andato sulla cima per impiccarmi. Ma dovevo provarla, […] e il peso del tronco ha spezzato il ramo dell’albero, perciò io… io non potevo neanche uccidermi nel modo in cui volevo, non avevo potere su niente. Allora lì una sensazione mi ha avvolto come una coperta calda, sapevo che in qualche modo dovevo restare vivo, in qualche modo dovevo continuare a respirare, anche se non c’era più motivo di speranza e la logica mi diceva che non avrei più rivisto questo posto. Così è quello che ho fatto: sono restato vivo, ho continuato a respirare. Poi un giorno la logica si è dimostrata sbagliata perché è arrivata la marea, mi ha dato una vela e ora eccomi qui. Sono tornato a Memphis e parlo con te, c’è del ghiaccio nel mio bicchiere… e l’ho persa ancora una volta. Mi rattrista non avere Kelly, ma sono grato che fosse con me su quell’isola. E adesso so cosa devo fare: devo continuare a respirare perché domani il sole sorgerà e chissà la marea cosa può portare.”

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UNA LEZIONE DI SOPRAVVIVENZA

L’espressione Cast Away significa letteralmente “naufrago”. Il modello della vicenda dell’uomo che si ritrova su un’isola deserta solo, senza nulla, e deve sopravvivere esiste da oltre due secoli e mezzo grazie al romanzo d’avventure scritto da Daniel Defoe, a sua volta ispirato alla reale vicenda del caso di cronaca del marinaio Alexander Selkirk, abbandonato su un’isola deserta nel Pacifico dove visse da naufrago dall’ottobre 1704 fino al 2 febbraio 1709.

Il novello Crusoe interpretato da Hanks pur in una versione ridotta rispetto al romanzo (4 anni di isolamento invece dei 12 del romanzo) riesce, grazie ad un’impeccabile interpretazione resa ancora più emozionante da esterni e musiche suggestivi, ad offrire una meravigliosa lezione di sopravvivenza: spesso di fronte ad imprevedibili disgrazie la fortuna, la speranza e la capacità di resistere da soli sono risorse da coltivare che invece la civiltà finisce per trascurare, illusa dalla sicurezza di un benessere solo superficiale.

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