Recensione Dune: il nuovo film di Denis Villeneuve

Recensione Dune: il nuovo film di Denis Villeneuve

REGIA: DENIS VILLENEUVE
DURATA: 155 min.
CAST: TIMOTHÉE CHALAMET, OSCAR ISAAC, REBECCA FERGUSON, JOSH BROLIN, JASON MOMOA, DAVE BAUTISTA, JAVIER BARDEM, STELLAN SKARSGÅRD, ZENDAYA, DAVID DASTMALCHIAN, STEPHEN McKINLEY HENDERSON, SHARON DUNCAN-BREWSTER, CHANG CHEN, CHARLOTTE RAMPLING.

Diretto da Denis Villeneuve, “Dune” è l’imperdibile film tratto dal romanzo di fantascienza scritto da Frank Herbert. In tutti i cinema dal 16 settembre.

Trama Dune

Nell’anno 10191, nella galassia governata dall’Impero, vari pianeti lottano per il controllo di Arrakis, una landa desertica (da qui il titolo) dove si produce un’inestimabile spezia, il melange, indispensabile per la struttura della società galattica e per i viaggi interspaziali. Due nobili casate, gli Atreides e gli Harkonnen, si scontrano per l’egemonia dell’inospitale pianeta: i primi, guidati dal duca Leto Atreides, sono coraggiosi, leali e spinti da giusti princìpi; i secondi, dopo aver estratto la spezia per 80 anni depredando quanto più potevano, sono guidati dalla bramosia del crudele barone Vladimir Harkonnen, che vuole distruggere la casata nemica.

Il figlio di Leto, Paul, è un ragazzo che si appresta a prendere in mano le redini del potere; in lui risiede una qualità unica che, oltre a procurargli visioni di un futuro possibile, lo rende capace di usare il controllo mentale sugli altri attraverso una misteriosa “voce interna”. Sua madre, Lady Jessica, appartiene all’ordine religioso e politico delle Bene Gesserit, potenti sacerdotesse capaci di cambiare i destini della galassia.

Arrivati sul pianeta Arrakis, gli Atreides si troveranno di fronte a un mondo insidioso sia dal punto di vista ambientale che politico, dato che gli indigeni detti “Fremen” (un popolo che vive in tribù perlopiù nelle caverne del deserto) combattono da tantissimi anni contro gli invasori stranieri che sfruttano le loro risorse. Ma Paul Atreides rappresenta per loro qualcosa di più: egli potrebbe infatti incarnare il Messia (detto il “Mahadi”), un eletto che, secondo la profezia, arriverà da un altro mondo e guiderà il popolo del deserto verso il paradiso.

La genesi di Dune

“Dune” nasce come romanzo a opera di Frank Herbert, il primo di una lunga serie di libri dedicati a un universo fantastico che all’epoca della sua pubblicazione in due parti, tra il 1963 e il 1965, divenne un vero e proprio fenomeno della letteratura fantascientifica, arrivando a vendere la cifra record di 12 milioni di copie nel mondo e ispirando generazioni di scrittori, prima, e di registi poi: senza di esso non avremmo avuto la saga spaziale di “Star Wars” ad esempio, e probabilmente neppure le visioni futuristiche di James Cameron o di Ridley Scott.

Dopo un tentativo fallito del regista cileno Alejandro Jodorowsky di trarne una versione cinematografica negli anni Settanta, nel 1984 il celebre cineasta David Lynch realizzò il film “Dune” condensando in circa 137 minuti il corposo romanzo di Herbert. Il risultato fu alquanto fallimentare, sia in termini di resa finale che di box office, visti anche gli elevati costi di produzione, i dissidi tra regista e produttore e il selvaggio taglio in cabina di montaggio.

Negli anni recenti il regista canadese Denis Villeneuve, dopo averci regalato i bellissimi sguardi alternativi sul mondo sci-fi di “Arrival” e “Blade Runner 2049”, decide di avventurarsi nell’immaginifico mondo di “Dune” realizzando una sua specifica trasposizione: il suo desiderio infatti è quello di dirigere ben due film che rendano giustizia al romanzo originale.

Il suo “Dune”, adesso al cinema, in realtà trasferisce sul grande schermo solamente la prima metà del libro. Se il sequel vedrà la luce non è ancora dato saperlo: la Warner Bros deciderà in base alle performance al botteghino e su HBO Max, la piattaforma streaming dove in USA il film uscirà in contemporanea alle sale.

Dune: il cast

Villeneuve ha scelto un cast di prima grandezza per il suo ambizioso progetto: nei panni del protagonista, Paul Atreides, troviamo Timothée Chalamet, che con questo ruolo cementa ancor di più lo status di golden boy di Hollywood. Il suo Paul è un ragazzo tormentato, dilaniato tra le sue visioni e il peso della sua posizione di erede della dinastia Atreides; dotato di coraggio ma anche di grande sensibilità, dovrà dimostrare il suo valore e provare di essere davvero l’eletto di cui parla la profezia dei Fremen.

In ruoli di spicco troviamo Oscar Isaac e Rebecca Ferguson, rispettivamente Leto Atreides e Lady Jessica, i genitori di Paul: lui è un duca e generale integerrimo e leale, che risponde agli ordini dell’Imperatore senza indugio, ma è anche un padre affettuoso, desideroso che il figlio scelga da solo la propria strada. Lady Jessica, facente parte dell’ordine delle Bene Gesserit, trasmette il suo potere al figlio e con lui condividerà un viaggio pericoloso che metterà in discussione le loro vite e il destino degli Atreides.

Tra le fila dell’esercito degli Atreides troviamo Josh Brolin alias Gurney Halleck, braccio destro di Leto e maestro d’armi di Paul, mentre Jason Momoa nei panni di Duncan Idaho è un indomabile guerriero e mentore di Paul.

Zendaya è la protagonista dei frequenti sogni di Paul, nei quali gli appaiono di continuo le visioni del pianeta Arrakis e di una giovane donna; l’attrice interpreta Chani, una sorta di principessa del deserto appartenente al popolo dei Fremen, che avrà un ruolo determinante nella vita di Paul nel capitolo successivo.

Doveroso menzionare anche Stellan Skarsgård nei panni del temibile barone Vladimir Harkonnen,  Dave Bautista in quelli dello spietato generale Glossu Rabban, mentre Javier Bardem è Stilgar, enigmatico capo della tribù dei Fremen.

Un’opera fantascientifica di grande impatto

Non vi è dubbio che “Dune” sia un’opera mastodontica per il livello tecnico che raggiunge, a partire dalla ricostruzione dei vari pianeti (per Arrakis si è scelto di girare nel deserto del Wadi Rum in Giordania), dai costumi dei personaggi – ognuno col suo tratto distintivo – fino alle riprese mozzafiato dei giganteschi vermi della sabbia, delle scogliere del pianeta Caladan o dei tetri e minacciosi palazzi del barone Harkonnen.

La fotografia di Greig Fraser colpisce per intensità, tra i toni abbaglianti del deserto a quelli lividi e cupi del pianeta Caladan, mentre la colonna sonora firmata dal maestro Hans Zimmer accompagna lo spettatore coi suoi corni e colpi di tamburo tra le gesta epiche dei personaggi, sottolineando e amplificando i momenti drammatici e le spettacolari scene di battaglia.

La pellicola è una festa per gli occhi e le orecchie dunque, che ammalia e affascina trasportandoci dentro il suo universo ricco di luoghi, personaggi ed eventi, un vero e proprio viaggio che solo il cinema di un certo livello può farci sperimentare.

La regia di Villeneuve e la filosofia di Dune 

A capo di tutto questo c’è Villeneuve, che già con le sue due opere precedenti (“Arrival” e “Blade Runner 2049”) aveva dato prova di stravolgere le regole del film di fantascienza per antonomasia, portandolo dentro confini inesplorati e unendo a una magnificenza produttiva un vero e proprio sguardo autoriale.

Se gli alieni di “Arrival” e i replicanti del sequel di “Blade Runner” agivano in un contesto familiare ma con un’estetica e una narrazione completamente rinnovata (potremmo anzi dire inedita), qui il discorso si fa ancora più ampio: l’universo di “Dune” potrà sembrare già visto a livello di personaggi e ambienti esplorati per il genere di fantascienza (un imperatore malvagio, un ragazzo predestinato con un grande potere, una risorsa fondamentale per gli equilibri geopolitici, ecc.), ma Villeneuve alza nuovamente l’asticella e crea un film in cui la risonanza epica e l’ambizione del progetto lo rendono incantevole non solo per la sua architettura ma per i temi che propone.

La religione come arma politica, lo sfruttamento di un popolo, l’invasione di un Paese per le sue risorse, il destino e l’identità del singolo individuo di fronte alle sue responsabilità come leader, il sottile e ambiguo confine tra il bene e il male. Non solo Paul Atreides, ma tutti i personaggi intorno a lui dovranno misurarsi con delle minacce sia esterne che interiori. Una spinta verso l’attualità che rende il film ancor più affascinante.

Vale la pena vederlo?

“Dune” è sicuramente un viaggio da intraprendere: a partire dai fan del genere sci-fi più accaniti fino a chi vorrà approcciarsi alla materia per l’occasione, il film rappresenta una magnifica esperienza cinematografica che senza alcun dubbio va vissuta in sala, preferibilmente su uno schermo il più grande possibile.

C’è chi potrà sentirsi disorientato o intimidito dalla storia molto corposa, che nella prima metà mette in scena i protagonisti e le varie dinamiche prendendosi i suoi tempi, come una sorta di scacchiera che presenta le sue pedine.

Ciò non toglie però niente all’impatto finale, un’opera monumentale che, va detto, a volte sovrasta i suoi attori e non dà del tutto modo al pubblico di entrare in sintonia con i molteplici personaggi che schiera.

Tuttavia, se ci si lascia guidare dall’esperta mano del regista, consci che ciò a cui stiamo assistendo è solamente il primo capitolo di una narrazione più ampia, saremo completamente ripagati dalle atmosfere sublimi, dalle musiche avvolgenti di Zimmer, dall’intensità di Chalamet e da un universo che al cinema non sperimentavamo da diverso tempo.

Trailer Dune

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