I Due Papi contro i Due Uomini
Balzerà immediatamente all’occhio dello spettatore la mancanza dell’ormai consueta scritta “tratto da una storia vera”. Di vero nel film il regista racconta la convivenza di due papi, ma anche due personalità diverse per formazione e modo di vivere la fede e la quotidianità così come il loro essere testimoni prima e guida poi della Chiesa Cattolica nel mondo.
Trama e Cast I Due Papi
La trama è molto semplice: il film racconta del rapporto tra i due religiosi appena prima delle dimissioni di Benedetto XVI al soglio pontificio e alla conseguente elezione di Francesco a Papa nel 2013.
Il regista ci porta subito sul ring: da una parte abbiamo Bergolio, il papa della folla e degli ultimi. Il tifoso di Dio. Un contadino che si prende cura della campagna e dei suo frutti. L’anticonformista.
Dall’altra parte Ratzinger: il rottweiler di Dio. Colui che non sentiva più Dio ridere. Il dirigente di una azienda che gestisce e protegge il suo prodotto. Come l’humor tedesco ossia non sempre divertente.
Il film presenta due profili che si incarnano e si incontrano. Come in una confessione: lo spettatore sarà il confessore e i due attori, Jonathan Pryce e Anthony Hopkins rispettivamente nei ruoli di Papa Francesco e Papa Benedetto XVI, saranno coloro che dovranno espiare qualche peccato. Mentre il regista Fernando Meirelles e lo sceneggiatore Anthony McCarten sembrano essere il deus ex machina.
Due Vite Opposte
Due pensieri diversi, due vite opposte, formazioni e modelli differenti. Conservatore uno, rivoluzionario l’altro.
Dal film e probabilmente non solo emerge che Ratzinger non è scappato ma ha scelto il silentium incarnatum, lontano dai riflettori. E’ sempre stato uno studioso e non un manager. Suona il pianoforte. Solo musica. Solo lui e lo spartito. Solo lui e i libri. Solo lui e Dio. Servivano energie, non solo fisiche, che lui non aveva più in momento storico della chiesa che più che allontanare i fedeli è come se li licenziasse.
Il film probabilmente racconta un incontro così intimo che non c’è mai stato. Mette quasi in scena i due personaggi con il loro passato e la loro anima come atti di un” tragicommedia”, d’altronde la sceneggiatura è tratta dell’opera teatrale dello stesso McCarten.
Il duro ed austero Ratzinger al momento della sua elezione come papa sembra che lentamente si spogli della sua spigolosità di studioso consegnandosi nelle braccia di un semplice Bergoglio che preferisce ai libri e al pianoforte il calcio e il tango. Un percorso lento che matura docilmente e disegna come un quadro dai colori tristi e sbiaditi ma unico: uomini con straordinari vissuti che si confessano l’un l’altro, come farebbero due vecchi amici con battute esilaranti e sofisticate. La sensazione che trasmette il regista è di un percorso che porta ai due papi ma il viaggio inizia e continua con “i due uomini “ di Dio. Ad certo punto se non fosse per i costumi(eccellenti insieme ai colori) ci si dimenticherebbe che i due attori stiano interpretando uno il papa e l’altro il futuro papa. Un dialogo continuo che non stanca sia per la presenza di flashback del passato di Bergoglio sia perché le battute così come l’interpretazione quasi sublime dei due attori fanno riflettere e interrogarsi. Ricordate siamo in un confessionale e non davanti ad uno schermo.
In odore di Golden Globe?
Nella notte tra 5 e 6 gennaio 2020 a Los Angeles si terranno i premi Golden Globe, importanti riconoscimenti per il mondo del cinema e della televisione. È la cosiddetta anticamera dei premi Oscar, che si disputeranno il prossimo 9 febbraio. A concorrere con quattro candidature pesanti – miglior film drammatico, migliori interpreti Jonathan Pryce e Anthony Hopkins, nonché miglior sceneggiatura firmata da Anthony McCarten – è proprio il film di Fernando Meirelles. Il regista e lo sceneggiatore mettono in scena questa ipotetica amicizia nata ad un certo punto per salvare la Chiesa. La regia di Fernando Meirelles (suoi sono “City of God” e “The Constant Gardener”) e la scrittura di Anthony McCarten (autore dei copioni di “La teoria del tutto” e “L’ora più buia”) sono compatte e ben bilanciate, perfettamente amalgamate. Ma è soprattutto l’interpretazione dei due attori Jonathan Pryce e Anthony Hopkins a dare corpo, spessore e significato al film. Due attori in grado di esplorare la vita dei due pontefici attraverso sguardi, gesti, parole, tutti così vicini e allo stesso tempo lontani dal vero da lasciare ipnotizzati. Il curriculum di Hopkins parla da solo, mentre Jonathan Pryce lo ricordiamo soprattutto nei ruoli di Weatherby Swann nella saga cinematografica Pirati dei Caraibi e dell’Alto Passero nella serie televisiva Il Trono di Spade.
In conclusione
Nel complesso il film non è al di sopra di sbavature o inciampi, soprattutto sotto il profilo della ricostruzione storica. Ma non è questo che deve importare allo spettatore così come non è importato al regista, che è stato più attento nel consegnarci un’inedita, onirica, prospettiva di legame tra due grandi uomini di Chiesa; la prospettiva dell’amicizia che nelle difficoltà si fortifica con la consapevolezza che i sacerdoti e i papi sono pur sempre uomini e come tali possono sbagliare ma allo stesso tempo non dimenticarsi mai che sono al servizio della Chiesa e di milioni di fedeli.
Consiglio prima della visione: “chi è senza peccato scagli la prima pietra”
Trailer Ufficiale I Due Papi