Recensione Parasite, film in odore di Oscar

Recensione Parasite, film in odore di Oscar

Viene dalla Corea del Sud uno dei migliori film del 2019, già vincitore della Palma d’Oro all’ultimo Festival di Cannes e in odore di Oscar: “Parasite” diretto da Bong Joon-Ho, che alcuni ricorderanno per “Snowpiercer”, pellicola del 2013 con Chris Evans e Tilda Swinton ambientata a bordo di un treno diviso in caste in un futuro post-apocalittico.

PARASITE, UNA COMMEDIA DELL’INGANNO CHE TERMINA IN DRAMMA

Ebbene, la tematica sociale è rimasta cara al regista e sceneggiatore sudcoreano tanto da aver scritto a quattro mani (insieme a Han Ji-won) una storia tanto assurda quanto verosimile che non si incasella facilmente in un genere cinematografico, spaziando dalla black comedy al thriller a tinte fosche fino al dramma.
Il giovane Ki-woo vive con i genitori e la sorella in stato di indigenza nel seminterrato di un’abitazione fatiscente in periferia.

Grazie al favore di un amico, che gli propone di prendere il suo posto come insegnante privato di inglese per una liceale di ricca famiglia, escogita un piano per cambiare il proprio status e quello dei suoi familiari.

A poco a poco tutti e quattro entreranno a far parte di un cerchio elitario lavorando nella lussuosa villa dei Parks, tanto facoltosi quanto eccentrici nelle loro dinamiche quotidiane. L’ingegnosa macchinazione per insinuarsi in quella vita agiata e dorata avrà però delle gravi conseguenze, fino alla scoperta di un oscuro segreto.

parasite film 2019

LA LOTTA DI CLASSE E CRITICA ALLA SOCIETA’

Senza rivelare troppo della trama possiamo dire che siamo di fronte a uno dei film più interessanti e ben realizzati degli ultimi anni: la solida regia al servizio di una sceneggiatura brillante e sorprendente che rapisce subito e tiene inchiodati alla poltrona, trova una perfetta combinazione tra forma e contenuto.

Lo stile geometrico delle inquadrature, l’utilizzo di campi lunghi alternati a primi piani, non soffoca bensì arricchisce quello che è il cuore di questo “Parasite”, vale a dire una dura critica alla società e, più specificamente, all’invidia sociale e alla lotta di classe.
Sembra inconcepibile parlare di caste e gerarchie sociali nel XXI secolo, eppure è proprio quello che Bong Joon-Ho ci prospetta in maniera lucida e affilata come un bisturi.

Una delle cose più riuscite del film è il suo essere universale e applicabile a pressoché qualsiasi contesto collettivo: chi non ha mai sognato di elevare la propria condizione economica, di vivere nel lusso e nello sfarzo senza preoccuparsi di bollette e scadenze? E cosa saremmo disposti a fare per ottenere tutto ciò?

I protagonisti inizialmente non si pongono nessun dilemma morale, perché la povertà non può permettersi scrupoli, semplicemente agiscono in base alla loro arma primaria: l’arguzia. I ricchi, d’altro canto, sono rappresentati come ingenui e gentili, persi nelle loro idiosincrasie ma fondamentalmente buoni. Questo contrasto è pura apparenza, difatti nella prima parte il regista si diverte a disorientare lo spettatore mostrandogli ciò che si aspetta, in un perfido gioco di subdola soddisfazione. Mentre gli ingranaggi scorrono in modo perfetto e tutto sembra andare secondo i piani, ecco che la storia prende una piega inaspettata e il film si trasforma in qualcos’altro, passando dal tono sardonico e pungente a uno più dark e spietato.

Questa doppia valenza non risulta mai forzata, anzi la storia acquisisce forza e valore simbolico, rivelando tutte le contraddizioni interne a una società che sempre più incessantemente aumenta il divario tra poveri e ricchi. E mentre si confondono le parti dei “buoni” e dei “cattivi”, il destino ci mette lo zampino e la tensione cresce fino a rimescolare le carte in tavola.

L’INTRATTENIMENTO E LA SCELTA DEL CAST

Senza un attimo di tregua le due ore scorrono velocissime grazie a personaggi ben caratterizzati, al lavoro eccellente del cast e all’abilità di Bong Joon-Ho di non mollare mai le redini del racconto, modellandolo secondo le sue necessità e conservando il punto focale. Con grande maestria riesce a intrattenere, a far riflettere e a sorprendere con tematiche più che mai attuali, dosando la critica sociale con la parte stilistica: esemplare è la differenza tra i due ceti sociali rappresentata dai livelli spaziali – basso e alto – in cui l’azione di salire a un piano più elevato viene riproposta in maniera ricorrente durante tutto il film sia letteralmente (dai bassifondi alla villa, dal seminterrato al giardino) che metaforicamente, come lo straripamento delle fogne.

In definitiva “Parasite” è un film realizzato con grande intelligenza che non può lasciare indifferenti e, sono sicuro, continuerà a frullarvi in testa per molti giorni dopo la visione.

TRAILER PARASITE

SCHEDA TECNICA

COREA DEL SUD, 2019

REGIA: BONG JOON-HO.

DURATA: 132 min

CAST: Song Kang-ho, Sun-kyun Lee, Yeo-jeong Jo, Choi Woo-Sik, Park So-dam, Hyae Jin Chang.

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