Recensione Quarto Potere di Orson Welles

Recensione Quarto Potere di Orson Welles

In questi tempi di prolungata e incessante quarantena per il nostro paese, uno degli svaghi più accreditati è quello di godersi un bel film sul proprio letto o divano di casa. Molteplici sono le pellicole che vediamo continuamente consigliate sul web e sui social, ma come hanno fatto queste a segnare la storia del cinema? E soprattutto, perché? I cult cinematografici possono essere considerati tali solo se – nel tempo – hanno dimostrato di poter influire sul medium stesso, a dimostrazione di ciò, Quarto Potere (il cui titolo originale è Citizan Kane) è un film del 1941 diretto, scritto e intrepretato da Orson Welles.

Come nasce il “quarto potere” e quanto è importante al giorno d’oggi

Nel 1787, durante una seduta della Camera dei Comuni, in Inghilterra, un deputato si riferì ai giornalisti politici presenti dicendo: “Voi siete il quarto potere”. All’interno di un paese democratico, basato sui poteri quali il legilastivo, l’esecutivo e il giudiziario si aggiunge simbolicamente un cosiddetto Quarto Potere.

È infatti risaputo che la comunicazione rappresenti un aspetto fondamentale della vita umana, capace di connettere gli individui, farli emozionare e riflettere, renderli coscienti di storie vere o frutto di fantasia. Il protagonista di Quarto Potere è Charles Foster Kane (interpretato dallo stesso Orson Welles all’età di venticinque anni), un magnate che dalla vita ha ottenuto tutto: ricchezza, potere, donne, opere d’arte. Il personaggio è ispirato in gran parte alle vicende realmente accadute di William Randoplh Hearst, noto personaggio del campo industriale e dell’editoria, quest’ultimo fu uno degli artefici del boicottaggio della pellicola appena uscì, ma nel corso del tempo Quarto Potere ottenne l’unanime apprezzamento del pubblico e della critica, fino a divenire uno dei film più importanti della storia del cinema.

Il film si apre con la morte di Kane, negli ultimi instanti della sua vita pronuncia la parola “Rosabella” (Rosebund nella versione originale), instillando un mistero per l’editoria che scaverà nei segreti della sua vita per risolvere l’enigma. Il giornalista Jerry Thompson compie un viaggio alla ricerca di informazioni e testimonianze che possano illuminarlo sulla figura di Kane, ad accompagnarlo ci sarà lo spettatore, catapultato in molteplici flashback che comporranno la vita e il passato del protagonista.

Quarto Potere

L’innovazione narrativa: il flashback e la struttura del personaggio

Proprio l’uso del flashback è uno dei grandi esperimenti di Quarto Potere. Ci troviamo di fronte a una rottura della narrazione lineare, bensì gli eventi si mescolano e vengono rappresentati attraverso tuffi nel passato e intrecci narrativi. Una rivoluzione nella scrittura della sceneggiatura filmica che si rivela appassionante e capace di tenere lo spettatore sempre in tensione. Una tecnica che nei film contemporanei troviamo con molta frequenza, basti pensare alle pellicole di Quentin Tarantino in cui l’uso dei flashback è molto frequente (ad esempio Le Iene) così come l’intreccio narrativo (anche in Pulp Fiction gli eventi non vengono rappresentati con linearità temporale).

Ognuno di questi flashback è reso possibile da documenti, interviste e confessioni da parte dei personaggi che hanno conosciuto Charles Kane e che in qualche modo hanno avuto importanza nella vita del magnate. Viene così mostrata la struttura di un personaggio complesso quanto affascinante. Un uomo egoista, amato e odiato allo stesso tempo, desideroso di potere mediatico (inizierà a controllare diverse testate giornalistiche americane) e di donne. Nessuna delle persone a lui vicino, però, riuscirà a risolvere l’enigma di quella parola pronunciata sul letto di morte, ovvero Rosabella. Quarto Potere riesce a comunicare allo spettatore quanto, nonostante i media siano capaci di riportare le notizie del mondo, alcune cose restino segrete e irrisolvibili.

La suspence, il segreto e l’ignoto sono elementi fondamentali in Quarto Potere e saranno in futuro ripresi da un altro caposaldo del cinema: Alfred Hitchcock. Il regista americano infatti farà suo il genere thriller alimentando la tensione e il mistero nelle sue pellicole (basti pensare a film gloriosi come Vertigo o Pshyco).

L’oggettiva magnificenza tecnica

Visto oggi, Quarto Potere potrebbe sembrare un film come tanti altri. Questo è dovuto al fatto che i tanti altri film che hanno seguito la pellicola datata 1941 hanno subito l’ineluttabile influenza che questo film ha contrassegnato nella storia del cinema. Eppure, a quasi ottanta anni dall’uscita, Quarto Potere è capostipite di alcune tecniche cinematografiche che hanno segnato lo stile artistico del cinema occidentale.

In primis è evidente notare l’uso della profondità di campo: si tratta di riprese in luoghi reali in cui la scenografia diventa parte integrante della storia. Tramite la profondità di campo, la cinepresa mette a fuoco non solo i personaggi che parlano o interagiscono, ma riesce a offrire una visione chiara e limpida anche dell’ambiente con i suoi oggetti e il suo arredamento. Kane vive infatti nel lusso, la sua ricchezza lo porta a collezionare opere d’arte di qualunque tipo, e ogni frame di Quarto Potere diventa dunque un’opera d’arte, arricchito senz’altro anche dall’eccellente uso della fotografia che – seppur in bianco e nero – gioca magnificamente con luci e ombre.

Se torniamo ai giorni nostri, basti pensare al regista nostrano Paolo Sorrentino che con le sue scenografie oculate e minuziose, spesso racconta più di quanto facciano i suoi personaggi, ammaliando spesso e volentieri lo spettatore dal punto di vista visivo.

Un altro uso che Orson Welles rimarca è il piano sequenza. La cinepresa segue personaggi ed eventi senza mai staccare lo sguardo, il montaggio è del tutto assente e ciò consente un continuum leggiadro della visione, in cui spesso lo spettatore cammina insieme al personaggio che vede sullo schermo. Anche questa è una tecnica stilistica quest’oggi molto usata nel cinema (basti pensare al musical La La Land del 2016 di Damien Chazelle, o al più recente war-movie 1917 di Sam Mendes, girato quasi completamente in diversi piani sequenza).

quarto potere

Il mistero di Rosabella, un segreto che rimane tale

Solo negli ultimi istanti della pellicola riusciamo del tutto a comprendere il significato della parola Rosabella. Ciò che Charles Kane voleva, probabilmente, era proprio ciò che non ha mai potuto avere: un’infanzia spensierata e una famiglia amorevole. Valori che non ha mai conosciuto e che lo hanno trasformato in un uomo continuamente infelice, capace di ottenere qualsiasi cosa materiale volesse, ma incapace di suo canto di offrire affetto o altri sentimenti, rimarcando il vecchio detto, in questo caso del tutto azzeccato: “I soldi non fanno la felicità”.

A differenza dei film dell’epoca, Orson Welles accende i riflettori su un personaggio imperfetto, su quello che potremmo definire un antieroe. Ben lontano dalla struttura del personaggio classica, Charles Kane è il protagonista di una vita prima in ascesa e poi segnata da un drammatico declino. Una struttura rivoluzionaria che vedremo ripetutamente nella filmografia del regista italo-americano Martin Scorsese, i cui personaggi – spesso e volentieri – ricevono prima il successo e poi perdono tutto (come nei recenti The Irishman o The Wolf of Wall Strett, o il meno recente ma pur sempre bello Quei Bravi Ragazzi).

Se non fosse stato per Quarto Potere, film colmo di significati narrativi e di espedienti tecnici, i film che quest’oggi guardiamo probabilmente sarebbero diversi. Questo perché il film di Orson Welles ha influenzato notevolmente la cultura cinematografica occidentale, rimarcando nel tempo, così come vuol comunicare proprio la pellicola in sé, l’importanza della comunicazione, la forza del Quarto Potere.

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