Recensione Raya e l’ultimo drago nuovo film Disney

Recensione Raya e l’ultimo drago nuovo film Disney

Raya e l’ultimo drago è il 59° classico Disney, che sarebbe dovuto uscire nei cinema a novembre 2020, è disponibile sulla piattaforma Disney+ dal 5 marzo per chi acquista un accesso vip.

LA TRAMA

In una landa desolata, una giovane donna a cavallo di una strana creatura dotata di un carapace rotondo si fa largo tra rocce e canyon alla ricerca della foce di un fiume. Impegnata nella sua missione, inizia a raccontare la sua storia.

Circa 500 anni prima il regno di Kumandra viveva in perfetta armonia con i draghi, creature magiche che grazie al loro potere assicuravano pioggia e stabilità. Gli spiriti maligni denominati Druun, tuttavia, iniziano a propagarsi tramite minacciose nubi violacee trasformando gli umani e tutto ciò che toccano in pietra. In un atto di estremo sacrificio, i draghi creano una gemma e prima di venire tramutati anch’essi in statue la affidano a uno di loro, il drago Sisu, che grazie al potere della pietra riesce a sconfiggere i Druun senza riuscire però a riportare in vita i suoi simili.

Soggiogati dalla sua virtù di difesa contro le minacce esterne, gli umani iniziano a contendersi la gemma tracciando confini e dividendo il regno di Kumandra in cinque regioni, che rappresentano altrettante parti della sagoma di un drago: Coda, Artiglio, Dorso, Zanna e Cuore.

La protagonista della nostra storia, Raya, è figlia del sovrano di Cuore e, ancora ragazzina, viene addestrata dal padre a difendere la preziosa Gemma Drago che il suo regno custodisce e grazie alla quale il malefico influsso dei Druun è tenuto a bada.

Ma la rivalità tra i popoli porta la Gemma Drago a disperdersi e toccherà a Raya, dopo vari anni, imbarcarsi in un’avventura che la porterà ai confini dell’antico regno di Kumandra per trovare l’ultimo drago ancora in vita con la speranza di riunire i popoli e salvare il mondo dall’estinzione.

IL NUOVO FILM DI ANIMAZIONE DISNEY

Raya è ufficialmente la tredicesima principessa Disney e la prima “proveniente” dal sud-est asiatico: il regno di Kumandra, infatti, è largamente ispirato alla zona comprendente Laos, Cambogia, Thailandia, Vietnam e Indonesia, tutti Paesi visitati dal team di produzione al fine di trarre suggerimenti per la cultura e la geografia degli scenari rappresentati nel film.

Non solo: il cast di doppiatori nella versione originale è interamente di provenienza asiatica; tra di essi spiccano infatti Kelly Marie Tran (apparsa nell’ultima trilogia di Star Wars), Awkwafina, Gemma Chan, Benedict Wong (visto nei vari film della Marvel) e Sandra Oh. Un segno di apertura della Disney alle nuove frontiere dell’inclusività e della varietà di rappresentazione etnica.

A livello tecnico, “Raya e l’ultimo drago” è un prodigio: la qualità della grafica, della cura dei dettagli che spaziano dalle minuscole gocce d’acqua al pelo del drago Sisu, e la composizione delle scene d’azione sono tutti punti di forza che rimarcano il raggiungimento di un’ulteriore eccellenza estetica da parte della Casa di Topolino.

La pellicola è essenzialmente una favola di azione e avventura che affonda le sue radici nelle antiche leggende che raccontano del delicato equilibrio tra uomo e natura. La sceneggiatura e le dinamiche che coinvolgono i personaggi sono ben collaudate, a tratti potremmo dire persino troppo.

Senza svelare i punti salienti della trama, è lecito dire che alcuni eventi che coinvolgono Raya sono spesso prevedibili e le gesta dell’eroina, accompagnata dall’immancabile animaletto e dalla spalla comica (in questo caso più di una) riecheggiano in scenari e situazioni che i fan della Disney troveranno estremamente familiari.

L’intrattenimento e il coinvolgimento del pubblico, sia di bambini che di adulti, è assicurato, nonostante appunto la struttura poggi eccessivamente su scelte narrative già viste e l’originalità non sia una priorità per gli autori.

Raya e l'ultimo drago

UN’AVVENTURA FEMMINISTA E AMBIENTALISTA

Non vi è dubbio, però, che la morale della storia e l’evoluzione di Raya siano un riferimento preciso ai tempi che stiamo vivendo.

Innanzitutto, oltre alla protagonista e al drago femmina Sisu, l’altro personaggio centrale del film è Namaari, un’altra ragazza guerriera proveniente da Zanna, regione contraddistinta da una società a sistema matriarcale.

La forza del potere femminile è assoluta nelle avventure di Raya (un incrocio tra un cavaliere jedi e un ninja) che combatte per riportare la pace nel regno e salvare il padre. In questa storia, i personaggi maschili rimangono perlopiù sullo sfondo, una scelta narrativa che aveva già segnato un altro lungometraggio Disney di grande successo, “Frozen”.

Evitando di mitizzare le sue eroine, i registi riescono a rendere umane e vivide le sue protagoniste, che come tutti posseggono pregi e difetti; uno di questi ultimi, la mancanza di fiducia negli altri, è un ulteriore elemento centrale del film.

Resi ciechi dalla disperazione per il possesso della gemma, gli uomini hanno deciso di combattere gli uni contro gli altri, creando confini, innalzando barriere e, in un misto di paura, sospetto e cupidigia, hanno rinunciato al bene comune per proteggere ognuno il proprio ristretto territorio.

Il dono dei draghi rappresenta il loro sacrificio disinteressato per salvare l’umanità, ma la mancanza di fiducia tra il genere umano rende la gemma un mero tesoro da contendersi anziché un mezzo per portare equilibrio nel mondo.

UN PREZIOSO INSEGNAMENTO

Proprio come i tempi che stiamo vivendo, quando i popoli decidono di ergere muri, trincerandosi dietro al proprio sfrenato nazionalismo e rendendo lo straniero una minaccia, ecco che nasce l’incomunicabilità, uno dei mali peggiori della modernità, che ben presto porta il mondo al collasso e le risorse naturali della Terra a esaurirsi, come sta succedendo.

La salvaguardia dell’ambiente, il rispetto della natura e soprattutto la cooperazione e la fiducia sia tra singoli individui che tra intere Nazioni sono i principali temi del film, che in alcuni punti potrebbero sembrare didascalici ma che nel finale rendono “Raya e l’ultimo drago” un mix riuscito di avventura, azione e preziosi insegnamenti per le generazioni attuali e future.

Un altro classico film Disney per tutta la famiglia che, nonostante l’impianto tradizionale e le scelte narrative non proprio originali, riesce ad appassionare e far riflettere, con strabilianti scene di azione e un reparto visivo di assoluta eccellenza.

CURIOSITÀ

“Raya e l’ultimo drago” è il primo film realizzato dai Walt Disney Animation Studios dai tempi di Chicken Little nel 2005 a non avere nessun coinvolgimento produttivo e/o creativo da parte di John Lasseter, a seguito delle sue dimissioni dalla compagnia.

È inoltre il primo lungometraggio animato di tipo fantasy dai tempi di “Taron e la Pentola Magica” del 1985 a non essere un musical e a non avere al suo interno personaggi che cantano.

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