Recensione “The Crown” 3° Stagione su Netflix

Recensione “The Crown” 3° Stagione su Netflix

La terza stagione di “The Crown” torna finalmente su Netflix dopo quasi due anni.
Creata da Peter Morgan, drammaturgo e sceneggiatore britannico da sempre prolifico narratore della famiglia reale inglese (suo lo script di “The Queen” con Helen Mirren del 2006), l’acclamata serie narra le vicende della Casa Reale Windsor, iniziando dal matrimonio di Elisabetta II con Filippo nel 1947 e la sua conseguente ascesa al trono avvenuta nel 1952.

DOVE ERAVAMO RIMASTI

Ciascuna stagione si snoda in un arco temporale di circa un decennio: il secondo atto aveva visto concludersi l’avventura del cast primigenio guidato da Claire Foy e Matt Smith, rispettivamente i “giovani” Elisabetta e Filippo i quali attraversano un momento di difficoltà nel loro matrimonio dovuto allo “scandalo Profumo” – una serie di feste esclusive che coinvolgevano spie russe e escort alle quali pare abbia partecipato il Duca di Edimburgo – e alla delicata quarta gravidanza di lei che porterà alla nascita dell’ultimogenito Edoardo nel 1964.

UN NUOVO CAST

La terza stagione ha richiesto un nuovo casting dato l’avanzamento di età dei personaggi, ragion per cui i fan che avevano amato Claire Foy (vincitrice di un Golden Globe nel 2017 e di un Emmy nel 2018 come migliore attrice in una serie drama) dovranno abituarsi alla nuova Regina.
Fortunatamente ciò non sarà un problema: nei panni di una Elisabetta II più agée troviamo una semplicemente perfetta Olivia Colman, divenuta famosa quest’anno per l’interpretazione di un’altra regina britannica, anche se totalmente agli antipodi: Anna Stuart nel film “La Favorita” di Yorgos Lanthimos, un ruolo che le è valso un meritatissimo Oscar come Migliore Attrice Protagonista all’ultima edizione degli Academy Awards.
Oltre alla Colman, la new entry più famosa è senza dubbio Helena Bonham Carter nel ruolo della principessa Margaret, sorella minore di Elisabetta. Anche per lei la vita a corte non è esattamente una novità, visto che nel 2010 aveva interpretato la Regina Madre, moglie del Re Giorgio VI (e madre di Elisabetta) nel film “Il Discorso del Re” con Colin Firth e Geoffrey Rush.

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GLI EVENTI DELLA TERZA STAGIONE

La nuova stagione disponibile su Netflix dal 17 novembre e composta da 10 episodi a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta vede dunque un ideale passaggio di consegne tra il vecchio cast e quello nuovo, quando a Elisabetta II viene mostrata la sua nuova effigie che comparirà sui francobolli, una transizione tra la giovane monarca e quella più matura (o come essa stessa si definisce in modo sarcastico, “old bat” ossia “vecchia befana”) sicuramente indurita dal suo ruolo, inevitabilmente tramutatasi in quel simbolo imparziale e privo di emozioni a cui deve uniformarsi chi indossa la Corona, “l’unica cosa che è davvero importante” dalle parole di sua nonna nella prima stagione.
Se le prime due stagioni si focalizzavano sulla ricerca del complicato equilibrio tra vita pubblica e privata e sulla difficoltà di scindere i ruoli di sovrana e moglie/madre, una lotta interiore che metteva a rischio i propri affetti (primo fra tutti il rapporto con la sorella Margaret) e persino il matrimonio con Filippo, adesso Elisabetta, da Regina esperta e sicura di sé deve fare i conti con i tempi che cambiano e con le spinte antimonarchiche sempre più pressanti all’interno dell’opinione pubblica e, per la prima volta in maniera
esplicita, anche dentro al nuovo governo laburista guidato da Harold Wilson, notoriamente repubblicano fervente.
Gli ostacoli da superare sono molteplici: la minaccia di infiltrazioni del KGB ai piani alti dell’establishment, il tentativo di un colpo di stato, la morte di Winston Churchill – a cui era legata da stima e affetto profondi, essendo lui il premier quando divenne sovrana – e la terribile tragedia del villaggio gallese di Aberfan, nella quale persero la vita 116 bambini e 28 adulti in seguito alla valanga provocata dal crollo di una punta mineraria nel 1966, solo per citarne alcuni, costringono Elisabetta a rivedere la posizione della vetusta monarchia in un contesto sociale e politico in continua evoluzione.
Ne scaturisce un ritratto della Regina sicuramente più frammentato, dato che non è più lei la protagonista assoluta, con più spazio per gli altri componenti della famiglia reale in episodi monotematici, come quello che si focalizza sulla principessa Margaret, eternamente insoddisfatta dal suo ruolo di “seconda”, con un carattere vitale e frizzante, ai limiti del frivolo, che la rendono la perfetta nemesi della rigorosa e severa Elisabetta; oppure il capitolo incentrato su Filippo alla disperata ricerca di uno scopo nella vita più profondo che non sia puramente quello di principe consorte.

LA NUOVA GENERAZIONE

Con un occhio alle nuove generazioni, senza dubbio interessanti sono gli eventi che coinvolgono Carlo e Anna, i primi due figli di Elisabetta e Filippo: ormai maggiorenni intraprendono il loro ingresso in società, divisi tra le prime avventure amorose e il rispetto della tradizione dentro e fuori dalla cornice dorata di Buckingham Palace.
In particolare, il personaggio di Carlo (interpretato da Josh O’Connor) è tra i più riusciti e coinvolgenti grazie alla scelta degli autori di descrivere un ragazzo inquieto, con le sue fragilità e debolezze, in perenne conflitto tra la sua carica di Principe del Galles e futuro re da una parte, e un ventenne dalle idee innovative, appassionato di teatro e figlio di una madre anaffettiva, dall’altra.

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THE CROWN COLPISCE ANCORA NEL SEGNO

Grazie a una scrittura brillante e arguta, a una ricostruzione storica curata nei minimi dettagli e a performance ineccepibili e coinvolgenti, “The Crown” si conferma una tra le serie migliori degli ultimi anni, dotata di un magnetismo raro in grado di calamitare un pubblico trasversale in ciò che va ben oltre il semplice racconto di una famiglia reale, mescolando sapientemente la Storia, la politica e la società con gli alti e i bassi di una vita dorata solo all’apparenza. Senza dimenticare il fattore “realismo”, dato che si parla per la maggior parte di persone tuttora in vita, il che dà all’intero progetto un ulteriore motivo di fascinazione.

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