Recensione Unorthodox: fuggire dalla propria bolla

Recensione Unorthodox: fuggire dalla propria bolla

Netflix in questo periodo ha sganciato un’altra piccola perla, “Unorthodox“, una miniserie che in quattro episodi racconta la vita di una ragazza ebrea che cerca di abbandonare tutto ciò che riguardi la sua religione, per iniziare una nuova vita a Berlino.

La Trama [Contiene Spoiler]

Esty è una ragazza di soli diciannove che vive nella comunità chassidica Satmar formata da ebrei ultraortodossi. Dopo un anno di matrimonio combinato dalle rispettive famiglia, con Yanky, decide di scappare a Berlino e ricominciare una nuova vita. Con pochi soldi e con l’aiuto di un’amica, vola in Europa dove vive la madre, anche lei scappata anni prima dalla comunità. Una volta arrivata a Berlino però, scopre che la mamma ha una relazione con una donna e lei si ritrova completamente sola in una città così grande. Suo marito Yanky, dopo aver scoperto che la moglie è incinta, si reca a Berlino con suo cugino, per ordine del loro rabbino, per cercare di trovarla e riportarla a casa. Lei intanto scoprirà la musica e forse, il vero amore.

Il cast

Attori semisconosciuti che però risultato essere in grado di reggere una miniserie così complessa. La protagonista è interpretata da Shira Haas, mentre nei panni del marito troviamo Amit Rahav. Altri personaggi che meritano la menzione sono: il cugino di Yanky, ovvero Jeff Willbusch e colui che fa scoprire ad Esty il mondo della musica, cioè Aaron Altaras.

La protagonista

Esty scappa o meglio, va via dalla sua comunità perché ha bisogno di fare le comuni esperienze di una diciannove, scoprire il mondo e imparare nuove cose. Un posto così “banale” come un lago, rappresenta per le una liberazione dalla sua vecchia vita e l’inizio di una nuova esperienza che magari riuscirà a portarla lontano da un mondo che vede la donna quasi come un essere inferiore. Questo ultimo punto ci viene mostrato episodio dopo episodio, la donna viene vista come colei che deve arricchire la stirpe, badare ai figli e soddisfare il proprio uomo senza mai provare ad avere una “vita”. È proprio questo che Esty vuole ottenere, la libertà, libertà di osservare il mondo, di controbattere e affrontare le persone, di realizzare i propri sogni. Una vita che non ha mai avuto e per la quale non è del tutto pronta.

Unorthodox

La musica

In questa miniserie, la musica ha un ruolo fondamentale. Essa permette ad Esty di aprirsi, di incontrare nuovi amici, di avere delle relazioni e di realizzare un suo grande sogno: entrare in conservatorio. La scena in cui lei fa questa audizione per entrare nella scuola di musica è di un forte impatto emotivo, sia per la sua splendida voce ma anche perché viene vista da tutti: i suoi amici che aspettavano un’esibizione al piano e restano sbalorditi, sua mamma costretta ad abbandonarla da giovane, obbligata proprio dalla sua comunità ed infine Yanky, che osservandola su quel palco, capisce che non è fatta per quella vita di privazioni, ma per la vita di una diciannovenne che ha bisogno di fare le sue esperienze.

La comunità ortodossa

Nelle comunità ortodosse sembra non esistere il concetto di privacy, soprattutto per le donne. Il matrimonio, o meglio la persona con cui ci si sposa, viene decisa dalla propria famiglia senza essere interpellati. Questa famiglia poi, sarà presente nella vita quotidiana, ma anche intima dei due coniugi, così come lo sarà il rabbino e la comunità. Hanno tradizioni davvero sconosciute e vi consigliamo di guardare questa miniserie proprio per scoprire e rendervi conto che nel mondo non esistiamo solo noi e le nostre usanze, il mondo è un posto ricco di popoli diversi. E si, a noi sembra difficile immaginare una vita del genere, ma per loro è la normalità… Ci auguriamo cambi qualcosa, ci auguriamo che la donna venga vista come un essere umano, una persona e non come colei che pensa alla famiglia.

Curiosità sulla serie

  • La serie si ispira all’autobiografia Deborah Feldman che ha vissuto in prima persona quest’esperienza.
  • È la prima serie prodotta da Netflix recitata in lingua yiddish.
  • Guardando la serie vi sarete accorti che ogni qualvolta si entra in casa, i personaggi toccano lo stipite della porta; questo perché si tratta di un contenitore chiamato Mezuzah che contiene la preghiera “Ascolta Israele”.

In conclusione

Una miniserie che merita di essere vista per scoprire la vita di questa comunità, ma soprattutto per apprezzare le piccolezze della vita, come può esserlo una semplice canzone. Una serie che vi farà emozionare, piangere e riflettere sul fatto che in questo mondo esistono persone diverse e tutte meritano lo stesso rispetto, indipendentemente dalla loro cultura e dalle loro tradizioni.

Trailer Ufficiale

About The Author

Diplomato al Liceo Scientifico, tra una pagina e l'altra di un libro di matematica, un episodio calza a pennello. Più che per il cinema, ho la passione per il piccolo schermo. Sono l'amico a cui viene sempre fatta la domanda "Ma che serie tv mi consigli?" Se non avete idea di cosa guardare, faccio al caso vostro. Siete invitati nel sottosopra che si trova nella mia testa.

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