3 Capolavori imprescindibile dell’animazione giapponese

3 Capolavori imprescindibile dell’animazione giapponese

Anche se spesso viene trattato con sufficienza (al pari del fumetto), il cinema d’animazione occupa un posto di rilievo nell’ambito della Settima Arte.

Fra i paesi che hanno dato maggiore impulso all’animazione troviamo sicuramente il Giappone. Ed è proprio di animazione giapponese che oggi vogliamo parlarvi, proponendovi tre capolavori imprescindibili che se non avete visto, be’… semplicemente non potete dirvi dei veri amanti del genere.

1 – AKIRA (1988)

Akira, il capolavoro assoluto di Katsuhiro Ōtomo, è semplicemente la storia dell’animazione, e non solo giapponese. Tratto dal manga omonimo dello stesso Ōtomo, il film è ambientato nella città di Neo Tokyo in un futuro che per noi ormai è già passato, cioè il 2019, e segue da vicino le vicende di Kaneda e Tetsuo. Dal punto di vista tecnico l’anime è semplicemente un prodigio, tanto da far strabuzzare gli occhi ancora oggi. Ma Akira non è solo un bel guscio privo di anima. L’opera di Ōtomo sa scendere in profondità, e molto. Violento, sperimentale, inquietante. Probabilmente una sola visione non vi basterà. Vorrete rivederlo. Dovrete rivederlo. Onnipresente nelle classifiche dei migliori film d’animazione mai prodotti, il capolavoro cyberpunk di Ōtomo ha avuto un impatto incalcolabile nei confronti della produzione animata successiva ponendosi come passaggio fondamentale per chiunque si dica amante dell’animazione giapponese e dell’animazione in generale. Recentemente ridoppiato, in occasione del suo trentesimo anniversario. Se non l’avete già fatto, fatevi il favore di andare a vederlo.   

Akira

2 – GHOST IN THE SHELL (1995)

Altro giro, altra distopia cyberpunk. L’anno è il 1995 e il regista è Mamoru Oshii, uno che non dovrebbe avere bisogno di presentazioni. Stavolta il film è ambientato in un futuro ancora di là da venire, il 2032, in una imprecisata metropoli asiatica, e ci racconta le vicende del maggiore cyborg Mokoto Katsunagi alle prese col misterioso Burattinaio (o Signore dei pupazzi) un hacker dalle fattezze sconosciute capace di infiltrarsi nei cervelli cibernetici. Primo anime ad essere presentato alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nel 1996, saccheggiato da Matrix (le sorelle Wachowski, all’epoca fratelli Wachowski, presentarono il progetto Matrix dicendo che avrebbero voluto rendere Ghost in the Shell un “film dal reale”), Ghost in the shell propone una cupa riflessione sull’ibridazione fra uomo e macchina, sul concetto di anima e sul futuro che ci attende. Un’opera epocale che contribuì a sdoganare e rivalutare definitivamente l’importanza dell’animazione giapponese. Da evitare il restyling a base di computer grafica del 2008, pubblicato con nome di Ghost in the Shell 2.0., nonché il deludente live-action del 2017 con Scarlett Johansson.

Ghost in the Shell

3 – PRINCESS MONONOKE (1997)

Partiamo da un presupposto: tutte le opere di Hayao Miyazaki andrebbero viste. Anzi, a dire il vero, tutti le opere dello Studio Ghibli. Perché è come entrare in un incantesimo e dopo la nostra anima respirerà meglio. La scelta non è stata facile, ma alla fine ci siamo decisi per Princess Mononoke, opera ambientata nel periodo Muromachi che segue le vicende del principe Ahitaka e di San, una giovane ragazza allevata dai lupi. Emersa dopo un lunghissimo periodo di gestazione, Princess Mononoke è il racconto mitizzato dell’inevitabile scontro fra uomo e natura, fra i guardiani sovrannaturali che proteggono la foresta e gli umani che, prosciugandone le risorse, la stanno a poco a poco distruggendo. Un dualismo eterno che pone il problema del costo della sopravvivenza della civiltà umana e della moralità della manipolazione sull’ambiente in cui viviamo. Pietra miliare dell’animazione giapponese definibile come una vera e propria ode alla natura. Complessa, stratificata, visivamente incantevole. Si avvale delle musiche di Joe Hisaishi, collaboratore storico nelle produzioni di Miyazaki, nonché ulteriore valido motivo per correre a vedere il film, nel caso (ahivoi!) non l’aveste già fatto.

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princess mononoke

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