Intervista ad Arnaldo Casali: Terni Film Festival

Intervista ad Arnaldo Casali: Terni Film Festival

Salve a tutti amici di Movieblog e benvenuti ad un nuovo articolo del vostro sito online di Cinema e Serie Tv preferito. Oggi vi vogliamo portare un’intervista interessante che abbiamo fatto un paio di settimane fa ad Arnaldo Casali, direttore artistico del Terni Film Festival, festival che si è svolto dal 23 al 30 Maggio 2021 a Terni, Roma e Sabina. Sì perché finalmente si sta tornando alla normalità e anche il mondo del cinema si sta rialzando, infatti non solo hanno riaperto le sale ma iniziano a svolgersi in presenza anche i primi festival ed il Terni Film Festival ne è un esempio. Se siete appassionati di Festival non potete non leggervi questa interessante intervista su un Festival organizzato con passione e dedizione e che offre tanti spunti ed occasioni per riflettere sia singolarmente che collettivamente. Detto ciò buona lettura a tutti.

Iniziamo con una presentazione che chiediamo a tutti i nostri intervistati:

Chi è Arnaldo Casali?

Arnaldo Casali Terni Film Festival

E’ un giornalista. Faccio questo lavoro da 22 anni: ho iniziato con una piccola rivista – “Adesso” – di cui ora sono direttore, per quindici anni ho fatto il cronista in un quotidiano, poi sono stato freelance e oggi sono il responsabile per la comunicazione dell’Istituto Giovanni Paolo II in Vaticano. Ho scritto un’opera teatrale su Francesco d’Assisi, girato un paio di documentari, e scritto una decina di libri, due dei quali sulla figura di San Valentino. Ho studiato storia medievale e collaboro da cinque anni anche con il Festival del Medioevo di Gubbio.

Quando nasce il Terni Film Festival? E perché?

Nasce nel 2005 da un’idea dell’allora vescovo di Terni Vincenzo Paglia, che la affidò all’Istituto di Studi Teologici e Storico-Sociali di Terni guidato da Stefania Parisi. L’intento era – ed è – usare il cinema come forma di confronto e dialogo tra popoli e religioni diverse, nella convinzione che i conflitti e l’intolleranza nascono dall’ignoranza dell’altro.

Qual è il ricordo più caro che la lega al Terni Film Festival?

Ce ne sono tantissimi: due sono legati a persone scomparse proprio in questi giorni: Franco Battiato, che ricevette il premio alla carriera nel 2007. Ricordo un lungo aperitivo nel corso del quale avevamo parlato di religione, di morte, ma anche molto di Nanni Moretti, che ha usato spesso le sue canzoni nei suoi film, ma che rifiutò una parte nel primo film diretto da Battiato. E poi Isabella De Bernardi, la fidanzata hippie di Carlo Verdone in “Un sacco bello”, scomparsa proprio durante questa edizione. La invitai tramite Facebook a presentare un corto di cui era stata ideatrice. Aveva smesso da trent’anni di fare l’attrice e si occupava di pubblicità, ma accettò di ripetere anche sul palco il tormentone che l’aveva resa famosa. E fu simpaticissima anche a cena. Ci divertimmo moltissimo, era una persona fantastica.

Ci può dare in breve qualche anticipazione sul programma di quest’anno?

La cosa che ha segnato di più questa seconda sessione dal vivo, sono stati gli incontri inediti che abbiamo creato. Un festival serve anche a far incontrare artisti importanti che non si conoscono personalmente: ne possono nascere affinità inaspettate. Ogni giorno abbiamo creato curiosi mix: sabato 22 abbiamo fatto incontrare Alessandro D’Alatri e Francesco Salvi, domenica lo stesso Salvi con Zanussi, due personaggi agli antipodi ma che ora vogliono lavorare insieme. Lunedi Liliana Cavani e Cristiana Capotondi, martedì Angelo Longoni e David Riondino, che pur avendo raggiunto il successo entrambi a Milano negli anni ’80 non si erano mai incontrarti di persona, giovedì Bruno Colella e Maurizio Lombardi in una sorta di derby tra Firenze e Napoli, venerdì Giorgia Surina – che ha interpretato un androide in un corto in concorso – e David Zed, il più celebre robot della storia della televisione. Domenica faremo incontrare l’Umbria con il Lazio, visto che per la prima volta il focus sarà in trasferta, in Sabina.

In un momento storico come questo, cosa prova nel veder svolgere il Festival in presenza?

E’ un momento difficile. I cinema sono ancora in gran parte chiusi, le conferenze proibite, ai ristoranti si mangia solo all’aperto. Quindi non potevamo pretendere un festival con il pubblico abituale. Lo abbiamo fatto di fronte a pochi appassionati e sagome di cartone con le foto degli ospiti che non sono mai venuti. E’ entusiasmante e doloroso al tempo stesso. Entusiasmante perché siamo stati il primo festival in presenza dopo la seconda ondata, lo abbiamo fatto mossi da un forte ideale: il cinema rischia di essere visto ormai solo in televisione, e noi ci tenevamo a riportarlo in sala. Ma nello stesso tempo avere una grande sala quasi vuota rende l’idea del fatto che siamo ancora dentro la tragedia. La pandemia non è passata: in qualche momento si ha quasi l’idea di fare un festival in tempo di guerra, dentro un rifugio antiaereo.

Quale augurio si fa per i Festival del futuro?

Spero che il festival possa uscire da questo momento cresciuto: sull’online non si torna indietro: con la sessione di novembre abbiamo decuplicato gli spettatori, quindi continueremo ad andare in onda su Youtube e a proporre almeno una parte dei film in concorso online. Ma ci auguriamo che internet sia qualcosa in più e non un sostituito della sala, che a novembre speriamo di poter di nuovo riempire.

Perché il cinema va visto al cinema.

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