Recensione 1994 il Finale di stagione: Leader o frontmen?

Recensione 1994 il Finale di stagione: Leader o frontmen?

“Abbiamo puntato alla luna” commenta l’attore Stefano Accorsi su Instagram, postando un video con tutto il cast della trilogia  aggiungendo“che è stata complessissima da realizzare, centinaia di testimonianze, migliaia di pagine lette, una quantità di ore di materiale video visionato che non so nemmeno quantificare…”.

Ci sono arrivati sulla luna? Forse l’hanno sfiorata, l’hanno vista da vicino ma sicuramente ci hanno provato. Dopo le quasi deludenti prime due stagioni 1994 ha fatto il botto con tanto di cinema anni 80′, influenze hollywoodiane,un andamento definito pop da qualche esperto e un contesto a tratti Shakespeariano e da tragedia greca. In questo finale di stagione ci lascia sicuramente la domanda se la politica di allora e ancor di più di oggi è fatta da leader o da frontmen ossia quelli che si muovono nell’ombra, quelli che sono in silenzio ma che in realtà fanno un gran bel casino. Ai posteri o meglio a noi l’ardua sentenza….

Ti sei perso la recensione delle puntate precedenti? Ecco: Recensione 5 e 6 Puntata di 1994

Recensione Puntata 7

La finzione supera la realtà,il racconto più della storia,la morte più dell’amore,l’oscurità più della luce. Il settimo episodio ci da la sensazione di allontanarci sempre di più dalla verità e dal racconto della realtà. Una puntata forse anche inutile. Un finale di stagione che non si aspettava. La follia più della ragione: un contrasto che ha caratterizzato il racconto di questa stagione ma anche i personaggi e gli sceneggiatori.

“L’amore è soltanto il nome che le persone danno al vuoto che hanno dentro. Quel vuoto lì è la chiave per riuscire a vendere qualsiasi cosa”. A pronunciare queste parole è Viola, la figlia di Leo Notte, la sera prima del matrimonio tra lui e Veronica Castello. Parole dette qualche anno prima dal padre Leonardo Notte protagonista di un vuoto esistenziale che ha cercato di colmare con l’oscurità e la politica.  

Milano, 6 dicembre 1994. Antonio Di Pietro, alla fine del processo Enimont, si toglie la toga e decide di lasciare la magistratura, con un gesto che ricordiamo tutti. È un gesto che colpisce tutto il pool, ma soprattutto Dario Scaglia , che non nasconde la sua delusione. In una villa lussuosa, Leo Notte e Veronica Castello  stanno per sposarsi, mentre il governo Berlusconi sta per cadere. Pietro Bosco , ancora sconvolto per la morte del padre, prova a farsi giustizia da solo e a recuperare ciò che ha perso e non è mai stato suo. Una puntata thriller con colpi di scena, pentimenti e possibili redenzioni.

1994 serie tv sky

Recensione Puntata 8

Salto nel tempo per l’ultimo episodio. Anni duemila. Crisi politica in atto. Vecchi demoni immortali. Lupi che perdono il pelo ma non il vizio. Il sipario si abbassa sia per protagonisti sia per comparse,ma dietro le quinte rimane sempre qualcuno nell’ombra. Meno male che è finita, rischiava di diventare una soap opera con melodrammi da film banali. Silvio e Leonardo Notte tengono a galla l’oscurità e la storia sempre con una linea sottile, troppo sottile tra finzione e realtà.

“Tutto quello che ho fatto come statista, come politico…ho evitato la guerra tra Russia e Georgia, ho fatto delle cose pazzesche…tutto dimenticato, sono solo quello del Bunga-Bunga…” è il commento amaro di Berlusconi . Cosa ricorderemo di questa stagione? Il coraggio di raccontare minuziosamente sia la storia politica di anni particolari sia l’animo dei protagonisti di quel momento.

Saltare al 2012 serve a raccontare il finale di partita di Berlusconi e a collegarsi ancora di più al momento attuale che stiamo vivendo. Ma serve anche a riflettere su dove i vent’anni di berlusconismo e populismo ci hanno portati.

La riflessione è nella bocca di Dario Scaglia, uno dei personaggi secondari ma che puntata dopo puntata si è preso la scena quasi. Quando incontra Di Pietro che gli fa vedere come la gente in piazza esulti, gli fa notare che quella gente ha votato tre volte Berlusconi, ha tirato le monetine a Craxi. “La stessa gente che urlava Di Pietro Di Pietro nel 1992 poi ha votato Berlusconi nelle elezioni del ’94. La gente non ci capisce una mazza. E lei adesso gongola. Ma sta tarantella è cominciata con mani pulite. E più andrà avanti e più sarà peggio, a dare ascolto alla gente”. Questo discorso chiude il cerchio e ci fa riflettere. Poi spazzi al romanzo con la scena finale a tavola tra una finta ripulita e sempre più bella Veronica Castello e Pietro Bosco che sembra di più Sean Connery nel film The Rock.

1994 conclusione

Siamo partiti da Mani Pulite e siamo arrivati dove siamo ora. 1994 non è solo un salto nel tempo ma è anche lo specchio della politica che è stata ed è ancora oggi: oscura ,machiavellica, opportunista e sempre più svuotata di valori sani.

Ma 1994 siamo anche noi che gridiamo e subiamo una politica che è sempre di più un teatro con noi seduti (s)comodamente  in poltrona in silenzio.

 

About The Author

Diploma classico e giurista in erba alla Federico II di Napoli. Appassionato e cultore di cinema, sognatore a occhi aperti, inguaribile romantico. La passione per il cinema molto probabilmente deriva dalle tragedie greche. Studioso del bel calcio dopo aver visto il doppio passo del fenomeno Ronaldo ai tempi dell'Inter e le esultanze dell'areoplanino/scugnizzo Montella. Mi servo della scrittura per arrivare al cuore della persone. Preferisco καιρός al kρόνος!

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