Recensione El Camino: Il Finale di Jesse Pinkman

Recensione El Camino: Il Finale di Jesse Pinkman

DOVE ERAVAMO RIMASTI?

Quando venne annunciato un film sequel di Breaking Bad l’unica notizia che ci era dato sapere era che il film avrebbe parlato “della fuga di un uomo rapito e della sue ricerca della libertà”. Tutti coloro che hanno visto e amato la serie creata da Vince Gilligan hanno immediatamente pensato all’unico personaggio che poteva avere qualcosa da dire dopo il finale della quinta stagione: Jesse Pinkman. Avevamo lasciato il socio di Walter White in fuga dalla sua prigionia, evidentemente provato dalle torture subite dalla banda di Jack, lanciato verso l’ignoto con quell’urlo liberatorio che aveva regalato a tutti la speranza che Jesse avrebbe potuto farcela.

Vediamo subito cosa si è inventato Gilligan per dare un sequel a un finale riconosciuto quasi all’unanimità perfetto (cosa più unica che rara per una serie tv). Sarà riuscito a non darci l’ennesimo sequel che non aggiunge nulla di interessante a un prodotto originale pressoché perfetto? Premetto che verranno approfonditi tutti i punti in questione in 2 paragrafi, il primo senza spoiler e il secondo dove verranno rivelati elementi della trama.

LA FUGA DI UN UOMO

Il film si apre esattamente dove era finita la serie. Jesse si ritrova da solo a bordo della El Camino (l’auto che dà il titolo al film) in fuga dal luogo dell’ultimo atto della storia di Heisenberg. Gilligan decide di mettere subito in chiaro una cosa: questo film parla di Jesse Pinkman. Ci sono ovviamente riferimenti agli eventi della serie e fanno capolino anche alcuni personaggi che abbiamo conosciuto durante le 5 stagioni (come Skinny Pete, che abbiamo già visto in uno dei teaser trailer), ma il protagonista assoluto è Jesse. Gilligan riesce brillantemente a non fornire 2 ore di fan service (come ha già dimostrato di fare con lo spin off su Saul Goodman) ma dimostra coi fatti che vuole raccontare cos’è successo all’ex socio di Walt. Il film, soprattutto nella prima metà, ricorre moltissimo all’uso di flashback che mostrano eventi che non ci erano stati mostrati nella serie.

Questi flashback, oltre a essere molto interessanti per chi ha seguito la serie (presumo chiunque vedrà il film), sono tutti finalizzati a ribadire l’evoluzione che il personaggio aveva avuto durante gli eventi già visti, ma si sposano anche perfettamente con la sceneggiatura di questo film e aiutano a capire determinate azioni che guideranno Jesse nella sua fuga. Aaron Paul rientra perfettamente nel ruolo che gli ha regalato la fama mondiale. In alcuni flashback si notano un po’ troppo i 10 anni in più dell’attore rispetto a quando girò le prime stagioni, ma tutto sommato la cosa non dà nessun disturbo. Paul probabilmente vive ancora un po’ troppo all’ombra di Jesse e diciamo che il percorso che farà in queste 2 ore potrebbe aprirgli qualche porta per altri lavori che lo aiutino a liberarsi di Breaking Bad.

Paradossalmente credo che questo film potrebbe essere un toccasana per la sua carriera. Il film, a livello di interpretazioni, pesa infatti tutto sulle spalle di Paul, il quale però riesce benissimo a reggere la pressione e il film non cala mai di ritmo. Aiuta tantissimo anche la regia di Gilligan, caratterizzata da inquadrature e movimenti di macchina come al solito molto ricercate e particolari. Su ottimi livelli anche la fotografia. Ma tecnicamente non ci si poteva aspettare di meno. Gilligan aveva già dimostrato di sapere dirigere con una maestria assoluta le storie ambientate nel microcosmo di Breaking Bad. Il film scorre benissimo, non ci sono problemi a livello di trama e 2 ore passano molto in fretta. Assolutamente consigliato e da vedere se avete amato la serie tv.

El Camino

LA CHIUSURA DEL CERCHIO (CON SPOILER)

Il primo dialogo ci riporta esattamente nel mondo di Breaking Bad con quella che possiamo considerare una coccola allo spettatore ma anche allo stesso Jesse. Assistiamo infatti a un dialogo su un ipotetico futuro dove poter ricominciare da zero fra Jesse e Mike, probabilmente l’unica figura nella vita del ragazzo che è stato onesta con lui dall’inizio alla fine. Infatti Jesse seguirà il consiglio di Mike come un figlio farebbe con quelli di un padre amorevole e farà di tutto per raggiungere l’Alaska e ricominciare. Per fare questo lo vedremo tornare a interagire con un personaggio che mai mi sarei aspettato di rivedere: Ed il “venditore di aspirapolveri” specializzato nel regalare nuove identità a chiunque ne abbia bisogno.

Questa soluzione in parte mi ha elettrizzato, per l’avermi fatto rivedere un personaggio della serie, e in parte mi ha un po’ deluso in quanto rendeva la fuga di Jesse una semplice ricerca di soldi. D’altra parte però è una mossa che non fa una piega, quindi non me la sento di bocciarla. Era effettivamente l’unica carta giocabile da Jesse. Il modo in cui trova i soldi, rubandoli dall’appartamento di Todd è un’altra ottima trovata di Gilligan, il quale riesce a giustificarla semplicemente facendo fare a Todd una cosa coerente con il personaggio che già conosciamo. Todd è un assassino, succube degli insegnamenti dello zio e incline a sfruttare Jesse in quanto più umano e debole di lui? Allora si inventa un weekend passato fra i 2 in cui Jesse viene invitato a casa di Todd per essere sfruttato per l’occultamento di un cadavere nel quale scopriamo che Todd tiene tutta la sua parte in contanti in casa. Gilligan ha l’incredibile dono di saper scrivere una storia senza sbavature che scorre dall’inizio alla fine. È impossibile trovare una reazione causa/effetto che non sia razionale in una sua sceneggiatura. Durante i flashback della sua prigionia vediamo come Jesse oltre che nel fisico sia stato distrutto anche psicologicamente.

Letteralmente viene trattato come un animale da soma: perennemente legato, lavato con un idrante, costretto a spostarsi in macchina nascosto nel baule. A un certo punto vediamo come abbia ormai deciso di lasciarsi alle spalle ogni tipo di violenza quando preferisce arrendersi ai finti poliziotti nell’appartamento di Todd. E qui Jesse ha la ultima evoluzione. Vediamo un flashback in cui si era trovato nelle condizioni di poter uccidere Todd preferendo però non affrontare il suo carceriere e autocondannandosi a tornare prigioniero. Jesse nel momento in cui deve riprendere tutti soldi di cui ha bisogno decide di non tirarsi più indietro ed elimina gli ultimi ostacoli fra lui e la libertà ricorrendo nuovamente a quella violenza che altre volte lo aveva salvato ma che ogni volta lo aveva sempre più distrutto nell’anima. Non è casuale che proprio dopo questo avvenimento assistiamo a un flashback in cui rivediamo Walt. È il Walt ancora “buono”, quello pre operazione per il cancro, quello che lanciava esplosivo nell’ufficio di Tuco ma che ancora agiva anche per la sua famiglia e non solo per il suo ego.

Ed è esattamente quello che ha fatto Jesse. Ha accettato di mettere in gioco la sua vita per il suo bene. E come il suo maestro ha vinto lui. Rivedere Bryan Cranston nei panni di Walt mi ha sinceramente emozionato (nonostante si vedesse troppo che non si era realmente rasato ma che aveva una parrucca) ed è stato bello vederli per l’ultima volta in un momento in cui il rapporto fra i 2 era ancora positivo. Il film si conclude con Jesse pronto a ripartire dall’Alaska deciso a percorrere la sua strada finalmente padrone di sé stesso e deciso a seguire la sua testa e il suo cuore, seguendo il suggerimento dato della sua amata Jane nell’ultimo flashback di questo film.

E se Breaking Bad finiva con un Jesse libero ma turbato, El Camino finisce con un Jesse libero e finalmente sereno. Probabilmente questo è il finale di Jesse che tutti immaginavamo e speravamo. Gilligan decide di farcelo vedere e dare un finale canonico al protagonista. Da una parte ci sarà chi dirà che il film non era necessario in quanto appunto mette nero su bianco quello che tutti immaginavano sarebbe stato il destino di Jesse e togliendo il fascino del finale aperto, dall’altra chi dirà che il coprotagonista della serie meritava una sua conclusione.

Se però riuscirete per un attimo a dimenticarvi di quel personaggio incredibile che è stato Walt e a dimenticarvi per un secondo cos’è stato Breaking Bad, vedrete una pellicola conclusiva che rende giustizia a uno dei personaggi che hanno reso grande quel capolavoro che tutti abbiamo amato.

Un piccolo regalo a un uomo in fuga che ha perso tutto ma che finalmente ha ritrovato la libertà.

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