Recensione Era mio Padre di Sam Mendes

Recensione Era mio Padre di Sam Mendes

Il congedo di Paul Newman emoziona grazie a Tom Hanks: “Era mio padre”.

Era mio padre (Road to Perdition) è un film del 2002 diretto da Sam Mendes e basato sull’opera a fumetti di Max Allan Collins.

La pellicola ha per interpreti principali Tom Hanks (Michael “Mike” Sullivan), Paul Newman (John Rooney), Jude Law (Maguire), Jennifer Jason Leigh (Annie Sullivan), Stanley Tucci (Frank Nitti), Daniel Craigh (Connor Rooney), Tyler Hoechlin (Michael Sullivan Jr), Liam Aiken (Peter Sullivan), Dylan Baker (Alexander Rance) e Ciarán Hinds (Finn Mac Govern).

Il film vanta fra i riconoscimenti l’Oscar 2003, il Satellite Award 2002 ed il Premio BAFTA 2003 “miglior fotografia” (Conrad L. Hall) oltre ai Saturn Award 2003 “miglior film d’azione/avventura / thriller” e “miglior attore emergente” (Tyler Hoechlin).

TRAMA

USA, Illinois, 1931. Michael “Mike” Sullivan è un marito e padre amorevole sposato con Annie ha due figli, Michael Jr e Peter. Ma dietro questa apparente normalità si cela la drammatica verità del suo lavoro, ovvero quello di gangster al servizio del boss irlandese John Rooney, che lo ha cresciuto come un figlio. Una sera Mike accompagna Connor Rooney, impulsivo figlio di John, a una riunione con Finn McGovern, sospettato di aver rubato denaro a Rooney in seguito alla morte del fratello. Nonostante l’incontro dovesse essere pacifico, gli animi si scaldano e John uccide a sangue freddo Finn. Purtroppo, all’insaputa di Mike e Connor, il piccolo Michael Jr era entrato di nascosto nell’auto del padre ed ha assistito involontariamente all’esecuzione di Finn. A nulla valgono i tentativi di Mike di convincere Rooney e Connor che il bambino, rimasto scosso dalla vera natura del lavoro di Mike, non aprirà bocca con nessuno. Cosicché il rabbioso Connor organizza una trappola per eliminare Mike e suo figlio quali testimoni scomodi dell’omicidio. Il primo tentativo fallisce ma Annie e Peter restano uccisi, così per Mike e suo figlio inizia una disperata fuga per la sopravvivenza contro tutti, braccati da Maguire, un killer psicopatico noto per fotografare le sue vittime dopo averle uccise. 

Era mio padre

ANALISI FILM

Mentre l’azione scorre lenta lo spettatore viene introdotto nel drammatico contesto familiare di chi, per scelta volontaria o trovandosi immischiato suo malgrado, percorre la strada del crimine. Da un lato c’è un padre solo in apparenza non troppo amorevole verso il figlio, dall’altro il mondo della mafia in cui si muovono personalità d’onore in contrapposizione a veri e propri elementi crudeli e avventati. E quando per un gesto sconsiderato la situazione si aggrava fino alla tragedia al genitore rimasto ormai circondato non resta che la fuga in cerca di vendetta. Ma nel suo inevitabile tunnel verso la perdizione ci rimane coinvolto suo figlio, unico vero innocente frutto di un’esistenza dannata. La fuga diventa così occasione per cementificare il rapporto padre-figlio e dopo aver spezzato l’ultimo legame con la malavita tutto sembra portare ad una speranza di nuova vita. L’ultimo e traumatico scontro a fuoco si rivela nella sua tragicità un inatteso gesto di autentico amore paterno che permette al giovane di mantenere la sua innocenza e sperare in una vita migliore conservando il ricordo dello sventurato ma mai malvagio padre.  

SOGGETTO E PRODUZIONE

Con queste parole l’autore Max Allan Collins definisce il film tratto dal suo fumetto:

“Avevo immaginato il racconto come una storia di John Woo,  ma ne hanno fatto Il padrino e va bene lo stesso!”

La storia alla base del film trae spunto da eventi reali riguardanti John Patrick Looney (1865-1947) boss criminale attivo nella zona di Rock Island, Illinois all’inizio del XX secolo.

era mio padre

Inizialmente si pensò di offrire a Steven Spielberg la regia, ma questi rifiutò perché impegnato e così la cinepresa passò a Sam Mendes, che peraltro fa un breve apparizione nel film come “gorilla” del boss John Rooney. Spielberg tuttavia si mostrò entusiasta del soggetto e volle che il film venisse realizzato attraverso la sua casa di produzione, la DreamWorks.

UNA STRADA DANNATA

Chi si trova a percorrere la strada del crimine inevitabilmente passeggia in compagnia di una morte violenta in agguato. E quando poi all’improvviso riemergono delle umane emozioni represse dalle tragiche circostanze del drammatico presente allora si può anche parlare di un destino spietato che viene a riscuotere il prezzo degli errori commessi.

La fotografia merita l’Oscar vinto nell’offrire un’atmosfera degna dei noir gangster movie del passato e le interpretazioni sono impeccabili nell’offrire una convincente descrizione dei caratteri.  

TRAILER

CUPO ED EMOZIONANTE.

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