Attenzione spoiler: se non avete visto la seconda stagiona di Good Omens, questo articolo incorre inesorabilmente nello spoiler, ai fini di recensione.
29 giugno 2021 – Amazon Prime Video annunciava la seconda stagione di Good Omens, esattamente un anno e un mese dopo la release della prima; oggi cercheremo di capirne il senso con una recensione approfondita. Anche se la prima volta si ripercorreva tutto il libro di Neil Gaiman e Terry Pratchett “Good Omens: The Nice and Accurate Prophecies of Agnes Nutter, Witch”, si è deciso di portare sugli schermi una seconda stagione. La domanda che ci poniamo oggi è: ne avevamo bisogno? La risposta probabilmente è no.
Oggi ci avventuriamo nella recensione di un prodotto di per sé unico, ben fatto e fedele al libro. Good Omens si distingueva in scenografia e nel rispetto della comicità peculiare di Pratchett, grazie anche a dei favolosi Tennant e Sheen. Ammettiamolo, potevamo vedere un intero episodio in cui Aziraphale e Crowley andavano a comprare un gelato, che il risultato sarebbe stato comunque favoloso. Passi biblici ripercorsi in chiave comica e con una geniale rilettura delle situazioni, determinavano una suspense mai vista prima. Saremmo stati felici con qualsiasi finale ci fosse stato rifilato.
Il problema sta nel volere sempre di più, nel voler continuare ad accontentare i propri fan; è sempre lì che nascono i veri guai. Intendiamoci, Good Omens 2 è sempre sul pezzo in quanto a tecnica e interpretazioni di personaggi che bucano lo schermo con un carisma immenso. Ciò che manca è la trama, o perlomeno una trama degna della prima.
Good Omens 2: trama
Due anni dopo la sventata apocalisse, nella libreria di Aziraphale (Michael Sheen) arriva l’arcangelo Gabriele (Jon Hamm) completamente nudo e con solo una scatola in mano. Gabriele non si ricorda nulla, non sa chi sia né da dove venga. Aziraphale e Crowley (David Tennant) però lo sanno bene, tanto che il demone cerca inutilmente di convincere il suo amico a sbarazzarsi dell’arcangelo. Ciò che ottiene però è solo una risposta negativa da parte dell’anima generosa di Aziraphale. I due quindi compiono un piccolo miracolo: rendono irriconoscibile Gabriele agli occhi delle due fazioni per cercare di capire cosa stia realmente succedendo.
Good Omens 2: tanto impegno, ma poca sostanza
Come dicevamo sopra, sia ben chiaro che in questa recensione vogliamo definire Good Omens 2 come un prodotto scorrevole, sempre simpatico e affascinante. E’ il perché che non è chiaro. Il volere dei fan? La volontà di continuare a disegnare un mondo ideato da due geniali amici, nonché migliori penne fumettistiche di una generazione intera? Anni fa Gaiman e Pratchett avevano espresso la volontà di creare un prodotto cinematografico per il loro romanzo, ma il progetto non continuò. Dopo la morte di Pratchett nel 2015, Gaiman aveva poi escluso qualsiasi possibilità di continuare con la realizzazione del progetto. Quando però gli arrivò una lettera scritta a mano dall’amico, che chiedeva esplicitamente di farlo, si decise a riprendere l’idea. Risultato: Good Omens parte 1 e il suo inevitabile successo.
Concepita come una serie limitata, essa aveva un finale più che conclusivo e soprattutto più che soddisfacente. Non a caso la conferma di un sequel arrivò solo 2 anni dopo. Per poi approdare sugli schermi altri 2 anni dopo. Good Omens 2 è, come dicevamo, una stagione che scorre piacevolmente. Questo grazie, come sempre, a un magistrale David Tennant che rimette in campo il demone Crowley, questa volta più addolcito ma sempre rock and roll, e il generoso angelo Aziraphale reso da un altrettanto magistrale Micheal Sheen. A livello tecnico non manca nulla: ottima fotografia, ottima sceneggiatura (resa sotto firma di Gaiman), effetti speciali gradevoli (anche se a basso costo come sempre), nonché deliziose e asettiche ambientazioni angeliche contrapposte ai disgustosi capannoni dismessi infernali.
Com’è che dice il detto? Tanto fumo e niente arrosto, giusto! Purtroppo in alcuni casi la seconda stagione di Good Omens rispecchia questa frase. Non perché sia una cosa frivola, mai diremmo questo! Più che altro per una conclusione che ci lascia un po’ con l’amaro in bocca. Tutto bello, sia la platonica storia d’amore tra Gabriele e Beelzebub (Shelley Conn), riconciliatasi finalmente nel finale, e perché no anche la sotto trama sulla storia d’amore tra Nina e Maggie, tranne che per la mancanza di grandi colpi di scena.
Il problema risiede nell’inevitabile paragone con il fratello maggiore. Passiamo dal dover evitare l’apocalisse in terra, ad un arcangelo Gabriele smemorato nella libreria di Aziraphale. Da una trama apocalittica a una che promette sempre di far qualcosa per poi concludersi semplicemente a tarallucci e vino, con un amabile conversazione tra angeli e demoni. Per tutti e sei gli episodi la trama ci fa aspettare qualcosa che non c’è, ci promette una battaglia epica che poi non arriva, o almeno non nel modo in cui vorremmo avvenisse; in sostanza aspettiamo sempre un plot twist epico che non arriva mai. Il segreto di Gabriele sembra essere qualcosa di monumentale, il piccolo miracolo di Edimburgo dove in un Jukebox ogni canzone si trasforma in “Everyday” di Buddy Holly e The Crickets, lo è molto di più.
Good Omens 2: quando le Fanfiction fanno una serie tv
Vogliamo essere molto brevi e coincisi. Il bacio finale tra Crowley e Aziraphale non doveva esserci. Quello è stato il risultato di molte Fanfiction, scritte da adolescenti in preda agli ormoni, che parlavano dell’amore in senso fisico tra i due amici. Il nostro angelo e il nostro demone preferiti si conoscono da millenni, e in questa stagione possiamo anche vedere come è avvenuto il loro primo incontro, il quale getta le basi per la caduta all’inferno di Crowley.
Entrambi nel corso dei millenni, hanno imparato a sostenersi, nel bene e nel male. Hanno superato molti ostacoli, si sono oramai abituati alla presenza e al sostentamento dell’uno e dell’altro. Diciamo che non esisterebbe l’uno senza l’altro. Siamo di fronte ad un amore superiore, che niente ha a che fare con quello umano e carnale. Come nel romanzo da cui è tratta la serie tv, il rapporto tra Aziraphale e Crowley è volutamente ambiguo, tanto che alle domande perseveranti dei fan sulla relazione, Gaiman aveva sempre risposto in modo molto chiaro:
“Sì, quella fra Aziraphale e Crowley è a tutti gli effetti una storia d’amore, ma bisogna considerare che non si tratta di due maschi umani, bensì di due creature soprannaturali che, casualmente, hanno tratti estetici che noi attribuiamo tradizionalmente agli uomini”.
Era quindi giusto associare il loro rapporto all’amore più forte che ci sia, ma non rilegarlo al mero amore umano tra due persone o al mero atto fisico derivante dallo stesso. Infondo però, almeno questo vuole trapelare, siamo tutto essere umani, anche se ciò che ci ha creati è divino. Siamo sempre messi di fronte ad una scelta, e il nostro istinto, l’amore o qualsiasi sentimento sia dentro di noi, sarà sempre ciò che ci guida, che siamo noi mortali o immortali.
Per concludere: Good Omens 2 non è assolutamente da sconsigliare, potremmo definirla anche come una Buddy serie che approfondisce questa relazione meritandosi un 7 pieno. Sette punti per i motivi citati inizialmente e per le perfette tempistiche comiche e sceniche portate in campo dai due grandi attori protagonisti. Tre punti in meno derivano dalla trama, che mai portano all’insufficienza. Seppur faticosamente, infatti, essa riesce a gettare bene le basi per una terza stagione decisamente più promettente. Oramai ci siamo, abbiamo visto una seconda stagione un po’ debole si, ma ce ne meritiamo decisamente una terza e state tranquilli, perché noi di MovieBlog saremo qui con una nuova recensione di Good Omens.