Il nuovo film dell’artista canadese
“Matthias & Maxime” è il nuovo film di Xavier Dolan, esponente di spicco del cinema queer, canadese di nascita e sulle scene dalla tenera età di 19 anni quando scrisse, diresse, produsse e interpretò il suo primo lungometraggio “J’ai tué ma mère”, piccolo gioiello del cinema indipendente.
Era il 2009 e da allora il giovane Dolan ne ha fatta di strada, vincendo svariati premi – in primis a Cannes – e soprattutto ridefinendo il confine tra opera pop e autoriale con una visione e un’estetica dall’immediata riconoscibilità.
Dopo la sfortunata parentesi statunitense con il suo primo film in lingua inglese “La mia vita con John F. Donovan” nel 2018, flop al botteghino e vittima di una sfortunata gestione prima in sala di montaggio e poi a livello distributivo (nonostante un cast di prim’ordine composto da Natalie Portman, Susan Sarandon, Kathy Bates e Kit Harington) Dolan fa ritorno al Canada francofono per girare una pellicola più vicina al suo stile e alla sua esperienza artistica.
Esplorando nuovi e vecchi territori, il regista ci racconta per la prima volta la storia di un gruppo di amici. Abituati solitamente a conflitti famigliari o amorosi (finanche a ménage a trois), stavolta il fulcro del film si focalizza su una sorta di famiglia allargata: cinque amici di vecchia data nella Toronto di oggi e le loro vite che, alla soglia dei trent’anni, scorrono in modo più o meno comune tra lavoro, feste in casa e ritrovi conditi da giochi di società e molto alcol.
Due di loro, i Matthias e Maxime del titolo (Dolan interpreta quest’ultimo mentre il primo è l’esordiente Gabriel D’Almeida Freitas, volto che buca lo schermo), si conoscono da quando erano bambini e il loro rapporto di reciproca fiducia e bonaria competizione viene messo in crisi una sera quando, a causa di una innocua scommessa, devono girare una scena di fronte a una telecamera per aiutare la sorella di un loro amico a realizzare un film. Ben presto i due capiscono che il ciak da girare sarà quello di un bacio, un evento apparentemente di poco conto che di lì a breve cambierà completamente le loro vite.
Due vite parallele che si scontrano
Fino a quel momento i destini di Matthias, promettente avvocato di uno studio di Toronto, e Maxime, barista in procinto di trasferirsi in Australia per dare una svolta alla propria precaria carriera, proseguivano su binari paralleli e la loro salda amicizia era l’unica cosa che avessero in comune.
Il primo, felicemente fidanzato con una brillante ragazza, inquadrato e al limite della sicumera per la sua posizione culturale e professionale; il secondo di più modeste origini, obbligato a fare da tutore alla madre tossicodipendente e violenta, con un vistoso angioma sulla parte destra del viso che è un po’ la sua caratteristica distintiva e ciò che lo rende insicuro e tormentato.
Come un fulmine a ciel sereno, quel bacio scambiatosi per esigenze di “copione” sarà ciò che farà collidere i loro mondi interiori e rimetterà le loro scelte in discussione, soprattutto per Matthias che, già avviato nello studio legale dove lavora, inizierà a sentirsi scollato, alienato, da quel destino precostituito.
L’amicizia come specchio della vita
Con grande semplicità ma anche efficacia, la narrazione e la regia sempre delicate e al contempo vigorose e passionali di Dolan ci fanno immergere in questo microcosmo, un gruppo di amici come tanti, condito da cameratismo e goliardia, che riflette le frustrazioni e le insicurezze dei componenti malcelate da battute, alcol e spinelli. Possiamo dire che, rispetto ai toni più cupi di altri suoi film, in questo ci si diverte: la vena ironica è molto presente e l’atmosfera di spontaneità e di chimica tra gli attori si sente eccome.
I due protagonisti sono sia il nucleo che i satelliti di tale gruppo, poiché entrambi sono il collante ma si sentono quasi soffocati o costretti a recitare un ruolo all’interno di esso, e dopo molti anni avvertono che le loro vite hanno preso una direzione diversa rispetto agli altri componenti. Man mano che il film procede e impariamo a conoscerli, capiamo anche le motivazioni che li spingono a compiere determinate scelte.
La scelta di partire, per Maxime, è il desiderio di ripartire da zero e staccarsi da un territorio noto ma stantio, così come per Matthias la scelta di non dare all’amico la lettera di referenze che gli servirà per trovare lavoro a Sydney sarà il cardine per capire i suoi sentimenti alla fine, quando i nodi verranno al pettine.
Uno dei punti di forza della pellicola (e dello stile di Dolan) è parlare dell’ordinario in modo straordinario. Non c’è niente di eclatante nelle esistenze di queste persone, eppure il modo in cui vengono raccontate va dritto al cuore e al cervello dello spettatore. Che sia l’uso di specifiche inquadrature (peculiare in questo senso è la scena in cui Matthias e Maxime sono impegnati a lavare i piatti), di simbolismi (l’acqua del lago in cui si tuffa Matthias dopo la scena del bacio vista come rifugio ma che lo farà solamente smarrire ancora di più), della musica o della caratterizzazione perfetta dei personaggi, questa storia di disorientamento e ricerca della propria identità – amorosa, affettiva e personale – scorre sicura e familiare per circa due ore senza annoiare mai, sperando che alla fine quel bacio “fittizio” sia l’inizio di qualcosa di reale e concreto per i due amici.
Tirando le somme, con questa opera Dolan si conferma una voce sensibile e imprescindibile per il cinema odierno e, avendo trovato un equilibrio stilistico e una maturità espressiva, da qui (ri)comincia un percorso artistico in cui dovrà dimostrare di poter essere anche altro, perché il rischio di ripetersi e concentrarsi sui soliti temi – soprattutto il rapporto amore/odio con la madre che è sicuramente saturo – è alto e gli preclude la possibilità di espandersi verso un pubblico più vasto che indubbiamente merita di conoscere questo artista unico nel suo genere.
Dove vedere “Matthias & Maxime”
“Matthias & Maxime” è disponibile dal 27 giugno sulla piattaforma digitale “MioCinema”, un servizio pensato per sostenere le sale cinematografiche durante la crisi dovuta alla pandemia di Covid-19.
Trailer