Recensione Murderville: un moderno Cluedo virtuale

Recensione Murderville: un moderno Cluedo virtuale

Un caso irrisolto da oltre 15 anni tormenta il bravissimo detective Terry Seattle (Will Arnett), mentre i problemi d’amore si fanno sentire e ogni giornata è occupata da un nuovo caso di omicidio che solo lui, con la sua immensa bravura, può risolvere.

Vedendola da questo punto di vista siamo di fronte alla classica serie crime di Netflix, giusto? Peccato che Murderville, uscita la settimana scorsa sulla piattaforma streaming, sia unica nel suo genere. Stando al titolo, quello che Krister Johnson sembrava volerci comunicare era un’atmosfera thriller o, addirittura Horror. Come ogni grande fan del thriller sa però, nulla è mai come sembra in questi prodotti.

Murderville: il crime come non l’abbiamo mai visto

Murderville mischia brillantemente crime e comedy. Come Brooklyn 99 direte si, ma con un piccolo quanto grande e fantastico dettaglio: in ognuno dei sei episodi il protagonista (Will Arnett) è affiancato da una Guest Star diversa che, a differenza di tutti gli altri attori, non ha copione e che quindi è costretta ad improvvisare. Ognuna di questa di queste guest star dovrà risolvere il caso con Terry Seattle, prendendo appunti e raccogliendo prove così da arrivare ad annunciare lei stessa l’assassino alla fine dell’episodio. Realtà e finzione vengono mescolate in una serie di soli sei episodi di trenta minuti, portando lo spettatore quasi a non riconoscere più cosa sia veramente recitato e cosa sia improvvisato. Una linea sottile quella che separa l’improvvisazione delle guest star dalla recitazione di Will Arnett, che molte volte si spezza per le inevitabili risate degli ospiti, come nel caso di Ken Jeong (Mr Chao – Una notte da leoni) che si lascia andare a fragorose risate, in evidente difficoltà di fronte alla bravura di Will Arnett e che altre invece resta ben salda quando i guest prendono il sopravvento e cominciano a condurre il gioco, come nel caso di una sorprendente Sharon Stone che utilizza fascino e profondità a suo vantaggio lasciando Arnett in “difficoltà”.

“Per Terry un nuovo giorno significa un nuovo caso di omicidio, e un nuovo

ospite famoso come partner”

Queste parole come sigla iniziale della serie, aiutano a capire quanto la sinossi di Murderville sia chiara ad ogni spettatore sin da subito.  

Murderville: l’arte dell’improvvisazione

Parlando in maniera molto chiara la trama della serie non è che sia molto sviluppata, perlomeno orizzontalmente. In ogni episodio abbiamo un nuovo caso e nuovi indizi da trovare senza badare molto alla storia che c’è sotto. Il bello però è che questo non ci interessa minimamente in quanto ogni spettatore diventa un investigatore privato insieme a Terry Seattle e alla sua spalla, distruggendo la famosa quarta parete, ma stavolta davanti alla Tv. Durante tutta la serie infatti, gli indizi che fanno capire chi sarà l’assassino del giorno ci vengono mostrati grazie ad inquadrature ben fatte e ai dialoghi dei personaggi (sempre che lo spettatore stia attento ovviamente), portandoci in una sorta di Cluedo virtuale di cui ben presto non possiamo fare a meno e che, purtroppo, finisce dopo sole due ore visione. Momenti di ironia spiazzante distruggono volontariamente i pochi tentativi di creare una sceneggiatura degna di C.S.I, rendendo quasi impossibile trattenersi dalle risate.

Sei sono le guest star che prendono parte alla serie e tra queste spicca Conan O’Brien, comico americano conduttore del Late Night e produttore di molti episodi, tra i più divertenti, dei Simpson. È proprio durante il suo episodio che possiamo capire cosa sia l’arte dell’improvvisazione avendo sempre la battuta pronta e trovandosi realmente in difficoltà di fronte alle battute di Will Arnett, solo in quei casi in cui è decisamente impossibile non ridere.

Allo stesso tempo capiamo quanto può essere difficile collaborare con un personaggio così bravo anche se si ha un copione da seguire: quando O’Brien si immerge in un monologo sulla sua vita strappa, infatti, inevitabilmente la risata agli attori che lo circondano, dimostrando tutta la carriera alle sue spalle. Tra gli altri guest troviamo poi Kumail Nanjiani e Annie Murphy, anch’essi grandi attori comici che riescono a mettere in risalto la propria bravura nonostante in molti casi si limitino alla tecnica del “yes,and…”

Murderville: Recensione

È in queste ultime parole che si cela la mia recensione.  Murderville è un ottimo esperimento basato su “Murder in Succesville”, serie britannica con elementi di improvvisazione andata in onda dal 2015 al 2017 per tre stagioni, che porta freschezza nel palinsesto Netflix. Il problema è che a volte le scene descritte dalla trama non portano le risate sperate, o perlomeno non le portano più dopo due o tre episodi. La ripetitività di alcune scene potrebbe finire per stancare più che far ridere, insieme a qualche ospite che facendosi guidare da Will Arnett non regala alcun tocco originale alla trama. Due punti un po’ dolenti che però si possono eludere in primis perché la serie ti intrattiene e se sei un appassionato cerchi di capire chi sia l’assassino prima della guest star e, in secondo luogo, anche se alcuni ospiti non fanno nulla per cambiare le carte in tavola è comunque esilarante vederli presi costantemente di sorpresa e tenere a stento le risate di fronte ad una vittima che non riesce a non ridere.

Complessivamente Murderville è a mio parere un grandissimo 8.5 / 9, non è un capolavoro è vero ma il suo dovere lo fa e anche molto bene.

 

 

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