Recensione Tornare a vincere: la partita della vita!

Recensione Tornare a vincere: la partita della vita!

Il covid-19 ha chiuso le porte delle sale ma l’industria cinematografica non si è fermata e così la pellicola Tornare a vincere è uscita direttamente in home video il 23 aprile. Un dramma che vede protagonista Ben Affleck in un ruolo talmente vicino alla sua esperienza personale da chiedersi se non sia stato per lui quasi terapeutico.

Diretto dal già conosciuto Gavin O’Connor in The Accountant con uno stile che ricorda il film Coach Carter con Samuel L. Jackson, Tornare a vincere è il racconto di un ex atleta di basket cui la vita ha assestato un duro colpo. A un passo dalla rovina, con un matrimonio fallito alle spalle, un lutto terribile, tante bottiglie di alcol e lattine di birra(forse davvero troppe messe in risalto nel film) a fargli compagnia, Jack Cunningham (Ben Affleck) trova la via del riscatto attraverso l’allenamento di una squadra di basket di ragazzi della sua vecchia scuola. Sarà l’occasione per cercare di risollevare la sua sorte e quella di un gruppo di ragazzini di periferia fino a quel momento sempre perdenti.

Dietro le quinte

Premio Oscar nel 1997, insieme all’amico Matt Damon per la sceneggiatura di Will Hunting, genio ribelle e poi come produttore, nel 2013, per il dramma Argo, la carriera dell’artista di Boston è stata un susseguirsi di alti e bassi proprio a causa della dipendenza dall’alcol, motivo anche di un doloroso divorzio, dalla collega Jennifer Garner, con cui ha avuto tre figli. Ora Ben Affleck è sobrio. L’ultima fermata in una clinica per la riabilitazione risale all’agosto del 2018, ma questo film rappresenta davvero un ulteriore passo nel suo percorso di rinascita.

Tornare a Vincere Ben Affleck

Ciak si gira

Le prime scene fanno pensare a un film per alcolisti anonimi. Nel complesso è una storia triste. Ben Affleck forse non avrebbe potuto fare di più. Rimasto legato troppo a suoi vecchi personaggi a tratti sembra troppo meccanico ma in altri punti sembra sull’orlo di scoppiare(forse lo avrà fatto prima sicuramente di qualche ciak). Il film va visto solo se si vuole trascorrere una serata sul divano senza troppe aspettative e soprattutto consapevoli della storia così intima e drammatica. Il racconto potrebbe avere tutti noi come protagonisti e questo ci farà sentire più vicini agli attori.

Trama e protagonista

Come protagonista che si prende tutte le scene abbiamo dunque un gigantesco (soprattutto per il fisico imponente che si porta dietro dal ruolo di Batman) Ben Affleck, nei panni di Jack Cunningham, ex stella del basket che all’improvviso decise di abbandonare il mondo dello sport rinunciando a un futuro probabilmente radioso. Parecchi anni dopo e dopo parecchie cadute, gli viene proposto di allenare una squadra giovanile, i Bishop Hayes, e per lui questa può essere l’occasione del riscatto e di tornare a vincere nella vita più che nello sport.

Per tornare a vincere bisogna aver vinto ma soprattutto essere caduto, aver fatto errori, non importa la profondità e la gravità. Ben Affleck sembra essere perfetto. Non lascia i suoi problemi fuori dal set, anzi li porta con sé anche dopo il ciak e questo rende più realistica l’interpretazione. Attenzione. Non siamo di fronte ad un capolavoro ma lo spettatore si renderà subito conto che qualche frammento di realtà ci possa essere e si chiederà se la storia sia realmente accaduta o soltanto fictio. Ben Affleck si toglie i panni da super eroe(finalmente) per vestire quelli di un uomo fragile ed a limite di una crisi di nervi nelle sconfitte e nelle vittorie. Forse sono rimasti troppi muscoli per gli occhi sia di un pubblico femminile sia maschile.  All’inizio sembra il continuo del personaggio di Will Hunting. Tra i fiumi di alcol ci sono numerosi sentimenti mix di rabbia e delusioni. L’alcol scende giù così come la profonda tristezza nella quale è immerso il personaggio e l’uomo.

Sviluppo ed obiettivi

Tornare a vincere calca ulteriormente la mano presentando un racconto molto intimo, che pur nella sua prevedibilità di fondo riesce a colpire lo spettatore, giocando benissimo con le emozioni. Impressiona il modo in cui il regista riesca a trasmettere l’estremo disagio di un alcolista, e di come il bere diventi uno strumento per l’autodistruzione volontaria, con un protagonista che si porta la lattina persino nella doccia e si attacca alla bottiglia senza alcuna emozione, fino a stordirsi. Poi ecco il salvagente. Il treno da prendere. La vita presenta una possibilità di riscatto ed il personaggio si interroga se è pronto per la catarsi. Il film racconta che nella vita le occasioni non mancano. Bisogna solo coglierle e viverle. L’alcol ti aiuta a non pensare ma non elimina i pensieri che diventano più forti paurosamente come le teste mozzate di Idra, un mostro mitologico descritto come un grande serpente marino anfibio dotato di nove teste che ricrescevano se venivano tagliate e di cui quella centrale era immortale.

Tornare a Vincere

Jack Cunningham  viene chiamato a formare talenti e ragazzi. Accetta ma porta con sé l’alcol e i suoi problemi. Sembra che oltre ad allenare ragazzini debba fare i conti negli allenamenti anche con i suoi problemi. Tutti hanno una croce da portare. Il punto è come e quanto il modo di portarla possa aiutare a vivere il quotidiano. Ben Affleck si è sempre trovato bene nei panni di personaggi cupi. In questa interpretazione ci mette passione anche nella disperazione. Si cala bene nella parte del coach. Il film  è deprimente all’80% . Si fatica a vedere la luce in fondo al tunnel insieme al protagonista. È difficile vincere ed essere campioni sempre. Bisogna essere consapevoli e preparati.

L’andamento è lento. Ma non è un film di azione né sportivo. Il linguaggio è diretto così come vuole esserlo il registro. Tornare a vincere è un racconto cupo, introspettivo, per niente facile da digerire, con le incalzanti musiche di Rob Simonsen ad alimentare una continua tensione.

Educare e guidare ragazzi non è semplice. Allenare dei ragazzi non significa giocare con un joystick. Non è automatico e non c’è uno schermo o dei comandi nei sentimenti e nei rapporti umani. Gli allenamenti nello sport e nelle relazioni aiutano a crescere. Familiarizzare e vivere con le parole INSIEME e OBIETTIVO aiutano ad essere un campione prima anche di vincere. A metà film si inizia ad entrare in empatia con la storia perché riesce ad entusiasmare. Le domande che pone il film ad un certo punto sono come uno schiaffo improvviso al quale non si sa come rispondere: L’Amore può sopravvivere alla perdita? Quello che facciamo dice ciò che siamo?

Metafore e schemi di vita

Il campo da gioco è qui solo una metafora per raccontarci le tante esistenze difficili, messe a dura prova dagli eventi drammatici che la vita pone e i tanti Jack o le tante Angela ( l’ex moglie interpretata da Janina Gavankar) possono di volta in volta arrendersi a tutto questo e lasciarsi travolgere definitivamente, oppure rialzare la testa e andare a canestro per tornare a vincere, almeno provarci senza rimanere inermi di fronte ai problemi. La partita, in ogni caso, non la decide l’arbitro – come ripete più volte un Jack irascibile e frustrato – ma devono deciderla i giocatori che si allenano duramente durante la settimana. Gli schemi umani appassionano così come la vittoria insperata, all’ultimo ma sudata e meritata. Ma le vittorie che gli altri vedono non bastano. Sono quelle lontane dai riflettori che fanno realmente crescere. Quelle partite che iniziano negli allenamenti a porte chiuse. Le partite che continuano nel silenzio degli spogliatoi.

Tornare a vincere è una storia di cadute, perdita, rivincita, perseveranza, di un lutto mai superato. Si può superare un lutto? Cosa significa superare un lutto? Una persona cara non si può dimenticare né sostituire. Si può imparare forse a convivere con la perdita. Ma nessuno ha la cura. Vivere sicuramente può essere una possibilità.

Un finale tutto da vivere fuori dallo schermo

Finale forse da rivedere. Se l’andamento sembra andare nella direzione prevedibile il finale sicuramente non è scontato. Forse mancante. Ma aperto. Il regista insieme al suo protagonista invita lo spettatore a scendere in campo e giocare le proprie partite per tornare a vincere.

Trailer Tornare a Vincere

 

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About The Author

Diploma classico e giurista in erba alla Federico II di Napoli. Appassionato e cultore di cinema, sognatore a occhi aperti, inguaribile romantico. La passione per il cinema molto probabilmente deriva dalle tragedie greche. Studioso del bel calcio dopo aver visto il doppio passo del fenomeno Ronaldo ai tempi dell'Inter e le esultanze dell'areoplanino/scugnizzo Montella. Mi servo della scrittura per arrivare al cuore della persone. Preferisco καιρός al kρόνος!

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