OGGI MOVIEBLOG RENDE OMAGGIO AD UN GRANDE ARTISTA IMMENSO PER IL CONTRIBUTO CHE HA SAPUTO DARE CON IL SUO CINEMA: VITTORIO DE SICA.
Oggi compiva 120 anni Vittorio De Sica, considerato uno padri del neorealismo italiano.
Nacque il 7 luglio 1901 a Sora, da Umberto De Sica, un impiegato nella sede locale della Banca d’Italia, originario di Giffoni Valle Piana, e da Teresa Manfredi, una casalinga di origini napoletane.
La nascita dell’artista
La sua nascita artistica risale al 1917, quando accetta una piccola parte in un film muto diretto da Alfredo De Antoni, Il processo Clémenceau (1917).
L’esordio teatrale invece arriva nel 1923 con un scrittura nella compagnia di Tatiana Pavlova in qualità di generico. Nel 1930 giunse la svolta, viene notato da Mario Mattoli, regista comico famoso per i film in cui ha diretto Totò, il quale vede nel giovane De Sica qualità da attore brillante.
Dal 1932 diventò un divo tra i più richiesti dell’epoca, recitando in commedie con registi come Mario Camerini.
La decisione di darsi alla regia segnerà una svolta decisiva alla sua carriera, facendo si di non cadere nell’oblio come molti divi del cinema dei cosi detti “Telefoni bianchi” faranno nel dopoguerra.
Inizialmente , i film che dirige rappresentano in classico esempio di commedie anni trenta.
Ma il vero cambiamento si avrà con l’incontro con lo sceneggiatore Cesare Zavattini con il quale formerà un legame artistico tra i più felici della storia del cinema.
E nell’immediato dopoguerra che firmerà capolavori come Sciuscià (1946), Ladri di biciclette (1948) , con i quali otterrà l’oscar per il miglior film staniero.
Questi due film sono da considerarsi i capostipiti del cinema neorealistico.
In seguito verranno girati i meno acclamati , Miracolo a Milano (1951), tratto dal romanzo Totò il buono dello stesso Zavattini, e Umberto D. (1952)
Ma la carriera di regista sarà costellata di altri successi .
Film come L’oro di Napoli (1954) tratto da una raccolta di racconti di Giuseppe Marotta, La ciociara, del 1960, tratto dal romanzo omonimo di Alberto Moravia, dove viene regalata al pubblico la più riuscita interpretazione di Sophia Loren, la quale vinse numerosi premi tra cui il Premio Oscar per la miglior attrice. Con la Loren lavorò anche in seguito, in coppia con Marcello Mastroianni in Ieri, oggi e domani (1963), che gli frutta il suo terzo suo Oscar, Matrimonio all’italiana (1964), tratto dalla commedia Filumena Marturano di Eduardo De Filippo, e I girasoli (1970).
Nel 1972 ottenne un quarto Premio Oscar con la trasposizione del romanzo di Giorgio Bassani Il giardino dei Finzi Contini.
Vittorio De Sica: la carriera da brillante attore
Nei primi anni cinquanta, il pubblico ne decretò il successo come attore grazie alla sua partecipazione alla trilogia di Pane , Amore e….
In questa trilogia, composta da Pane, amore e fantasia (1953) , proseguita dal seguito Pane, amore e gelosia del 1954, sempre a fianco di Gina Lollobrigida e Pane, amore e… del 1956, quest’ultimo con coprotagonista Sophia Loren , sarà diretto da Luigi Comencini per i primi due, da Dino Risi per l’ultimo.
Ma l’interpretazione più intensa della carriera di De Sica in veste di attore drammatico è Il generale Della Rovere(1959) di Roberto Rossellini
Quella di attore di attore sarà anche la carriera che , specie nella parte finale, sacrificherà di più accettando anche ruoli in film di basso livello, questo per ottemperare alla situazione economica di cui fu vittima a causa del vizio del gioco.
La passione per Napoli
Forse da quelle sue origini familiari che nasce e mantiene per tutta la vita la sua ammirazione per Napoli.
“La mia attività da regista la svolgerei tutta a Napoli. Napoli è la città più fotogenica e più umana di tutto il mondo.”
Un amore per questa città con cui crea un legame artistico indissolubile, basti pensare alle sue pellicole più famose come L’oro di Napoli (1954), Ieri, oggi e domani (1963) nell’episodio “Adelina”, Matrimonio all’italiana (1964), trasposizione di Filumena Marturano di Eduardo De Filippo.
Nonostante si considerasse “‘Nu cafone ‘e fora” egli ha dimostrato quanto si potesse amare questa città senza esserci essenzialmente nato.
Sapendone cogliere la poetica e lasciandola impressa in memorabili film.