Recensione Gemini Man di Ang Lee

Recensione Gemini Man di Ang Lee

Gemini Man: quando le tecnica è più importante della trama. Uscito al cinema giovedì 10 ottobre 2019 e distribuito da 20th Century Fox, è un film innovativo. Ang Lee è stato coraggioso nello sperimentare una nuova tecnica di produzione che diventa quasi il punto di forza di una pellicola che lascia l’amaro in bocca.

Trama Gemini Man

Il protagonista del film è Henry Brogan (Will Smith), il miglior sicario in circolazione che lavora per conto della DIA, la Defense Intelligence Agency, per la quale per oltre 20 anni ha ucciso oltre 50 uomini. Proprio la prima scena del film vede Henry alle prese con un colpo di pistola da 2KM di distanza. Dopo questa episodio Henry decide di andare in pensione, avendo sempre più dubbi sul suo tenore di vita. La DIA non è d’accordo su quest’ultima decisione e cerca di uccidere Henry in ogni modo, fino ad inviare un super agente, il migliore di tutti, che si rivela una sorpresa inaspettata.

La paura di guardarsi allo specchio

Più volte Henry manifesta alla sua collega la difficoltà di guardarsi allo specchio, uno specchio di difficile visione, le sue uccisioni compaiono nella sua vita come suoi incubi. Ad un certo punto lo specchio gli si ripresenta all’improvviso, durante un agguato, attraverso un suo clone perfetto, il giovane Junior ricreato dalla DIA attraverso il suo DNA per farne un arma. Lo specchio da oggetto di paura diventa quasi una sorta di desiderio e di rivincita personale. Henry quasi alla fine del film consiglia al giovane Junior di smetterla con quella vita e di provare a studiare, ad innamorarsi, a mettere su famiglia, tutte cose che probabilmente avrebbe voluto egli stesso, terminando quasi con un abbraccio paterno che suggella il loro legame.

Ang Lee in Gemini Man

Il progetto ambizioso di Ang Lee

In Gemini Man la versione giovane di Harry, Junior, viene ricreata completamente in performing capture in un 3D potenziato che mai prima il pubblico aveva visto sul grande schermo, con 120 fotogrammi al secondo, invece dei tradizionali 24. Una bella sfida per Lee, superata alla grande. Will Smith diventa quasi un  corpo che da spesso l’illusione del digitale nei suoi movimenti grazie alla fotografia di Dion Beebe. Lo spettatore si ritrova a riflettere sul suo talento, sulla sua interpretazione e diventa a tratti empatico con il suo personaggio. Questo film colpisce anche la sensibilità di chi lo guarda, facendo riflettere sull’importanza delle relazioni umane.

Curiosità Gemini Man

  • Smith più volte ha usato il termine “avatar” riferendosi al suo clone creato dagli ingegneri VFX della WETA, questi ultimi per creare una perfetta copia hanno analizzato innumerevoli ore di riprese dell’attore da giovane. Come potete pensare non è stato affatto difficile, considerando che Smith ha recitato in 148 episodi de Il Principe di Bel-Air. 
  • “Bike-Fu” è il termine che Ang Lee ha utilizzato per la scena dello spettacolare inseguimento in motocicletta. Un inseguimento ed un successivo scontro mai avvenuto finora sul grande schermo, utilizzando queste parole: «Questa è un’altra dimensione, qualcosa che non abbiamo mai sperimentato prima».
  • Come abbiamo detto in precedenza in questa pellicola c’è un innovazione di qualità della pellicola stessa, 120 fotogrammi al secondo, in 4K 3D.

Trailer Gemini Man

 

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