Berlino: recensione del prequel/spin-off più atteso dell’anno
Berlino: recensione del prequel/spin-off più atteso dell’anno

Berlino: recensione del prequel/spin-off più atteso dell’anno

Dopo un lungo tempo di attesa, Berlino è finalmente sbarcato su Netflix riportandoci ai bei tempi in cui vedevamo le prime parti de “La Casa di Carta”. Oggi, noi di movieBlog parleremo quindi del prequel/spin-off più atteso dell’anno anticipandovi che ci è piaciuto molto. C’è chi sosteneva che non avrebbe guardato questo nuovo prodotto perché la serie madre si era troppo piegata al fanservice, c’è chi non vedeva l’ora di vederlo perché talmente innamorato de la serie madre da non rendersi conto che si era piegata al fanservice e aveva preso spunto dai copioni della “Marvel” per gli Avengers e chi, come me, sta da entrambe le parti. 

Non avevo aspettative, ero semplicemente neutrale. Sapevo benissimo che l’unica cosa che mi era piaciuta de “La casa di Carta” dopo le prime due stagioni era il finale che riportava la serie all’auge, alla bellezza originale e alla genialità del professore, ma sapevo allo stesso tempo che ci avrebbero convinto con “Berlino”. Il personaggio più temuto e amato della serie tornava sugli schermi. Era ciò che volevamo di più, tanto che ce lo avevano proposto per tutte le stagioni successive in modalità Flashback, proprio perché sapevano benissimo che continuando una serie (che in principio none era concepita per continuare) senza il personaggio più affascinante, sarebbe stato difficile. Quindi eccoci qua, a commentare questo spin-off/prequel sul personaggio più brillante, avvincente e affascinante della serie. 

Berlino: trama e cast

Parliamo velocemente della trama. Berlino, nonché Andres de Fonollosa, conosciuto come il più grande ladro d’Europa, mette su una squadra di persone a lui fidate per commettere il colpo che metterà il continente sotto scacco: una rapina alla casa d’aste Chiez Vienot di Parigi di 44 milioni di dollari. Con lui Damian (Tristan Ulloa), Cameron (Begoña Vargas), Roi (Julio Peña Fernández), Keila (Michelle Jenner) e Bruce (Joel Sánchez). A tentare di catturarli, due volti che i fan de la casa di carta conoscono molto bene. 

Berlino: il prequel che ci meritavamo

Saremo molto diretti oggi. Senza girarci troppo intorno diciamo che Berlino è un buon prodotto basato suglii Heist-Movie. Abbiamo tutto non possiamo non concederglielo, chi era scettico (come chi scrive questa recensione) non può non fare caso alla suspense che si crea. Si, proprio quella che avevamo nelle prime due parti della serie principale quando il professore raccontava il piano, o per meglio dire il “piano di studi” (cit.) alla banda che più amiamo. La dove la regia alternava le scene in quella grande villa a studiare il colpo, con flashforward all’interno della Zecca. Qui vediamo la stessa tecnica. 

Berlino con voce suadente, con il suo fare fascinoso a tratti megalomane, racconta il proprio piano alle persone che ha di fronte mentre la regia alterna i flashforward all’interno della casa d’aste. Davanti a lui 4 ragazzi, ben riconducibili alla banda originale. Impossibile non vedere Denver in Bruce, o Rio in Keila per il compito da svolgere ma anche in Roi per i tratti somatici ed emotivi. Per non parlare della grande somiglianza caratteriale tra Cameron e Tokyo ma soprattutto fisica con Nairobi, nonché di quella tra Damian e il Professore.

Alex Pina e Esther Martinez Lobato, sapevano bene quanto i fan amavano la serie principale e che cosa hanno fatto? Ci hanno semplicemente riproposto quei personaggi, guidati questa volta dal più grande megalomane e narcisista della storia (ma che ha anche dei difetti) a cui tutti eravamo affezionati. Facendolo pure bene, senza portare lo spettatore a cercare troppi paragoni con la serie madre, differenze o peggio buchi di trama (che comunque chi sta attento nota). Beh, Chapeu! 

Berlino: colpi e relazioni

Questa serie parla di un colpo, del colpo fino all’ora più grosso mai effettuato. 44 milioni di dollari di gioielli appartenenti alle più grandi personalità d’Europa. Ma questa serie parla soprattutto di relazioni. L’obiettivo è quello di farci conoscere Berlino in primis, e grazie a questi otto episodi capiamo anche perché il Professore fosse restio alle relazioni tra “colleghi”. In realtà capiamo molte cose. Berlino lo abbiamo già descritto come un megalomane e perfetto narcisista, che mentre scappa su un furgone come prima cosa guarda come stia con gli occhiali ma non solo questo lo descrive.

Berlino è, purtroppo, un uomo che ama perdutamente, profondamente, follemente. Che farebbe di tutto per la persona che ama. Che mette in serbo un piano B per conquistare definitivamente la propria amante. Ma è anche colui che non diventa completamente cieco di fronte a un amore così grande. E’ chi riesce a rimanere lucido, un po’ come le scelte registiche per tutti e otto gli episodi.

A chi dice quindi “troppo amore ma poca azione”, rispondiamo che questi episodi avevano come obiettivo quello di raccontare la storia di Berlino, già accennata nei Flashback della serie madre; vogliamo parlare della storyline con il figlio? Ammettiamolo guardavano la serie per quello!

“Berlino” raggiunge quindi, a parere nostro, i suoi obiettivi perché passa piacevolmente, mantiene la tensione fino all’ultimo, ci fa battere il cuore come se noi stessimo per essere scoperti e ci delizia con musiche contrastanti che calzano alla perfezione nelle scene. Come se stessimo vedendo un’opera. Vedendo poi un finale apertissimo ( e soprattutto non forzato) non possiamo quindi che aspettarci più azione nella prossima probabile stagione che, speriamo tanto, verrà realizzata. Saremo di parte forse, ma gli Heist plot non ci annoiano mai!

Con questa recensione del prequel più atteso dell’anno, vi diciamo di correre a recuperarlo immediatamente su Netflix.

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