Recensione Siccità: il nuovo film di Paolo Virzì

Recensione Siccità: il nuovo film di Paolo Virzì

Salve a tutti amici di Movieblog e benvenuti ad un nuovo articolo del vostro sito online preferito. Oggi siamo qui per parlarvi dell’ultimo film di Paolo Virzì, Siccità, distribuito in tutte le sale cinematografiche italiane dal 29 settembre.

Trama Siccità

Trama siccità film

Siccità, uscito in tutti i cinema italiani dal 29 settembre, è l’ultima opera cinematografica ideata dal maestro Paolo Virzì ormai una pietra miliare del nostro cinema. La trama è semplice: Roma è in grande difficoltà, nella capitale non piove più da tre anni e la mancanza d’acqua stravolge abitudini e regole sociali degli abitanti. Questa mancanza d’acqua e la conseguente sete nella popolazione provoca all’interno della collettività paure e scompiglio e altera le varie menti che lottano tra di loro alla ricerca di qualche goccia d’acqua potabile. All’interno della città vi sono un gruppo di personaggi di età e condizione sociale diversa, alcuni sono delle vittime, altri degli sciacalli. Tutti loro sono alla ricerca della salvezza, di una qualche forma di redenzione ma sono ignari che le loro vite sono legate le une alle alte da un filo invisibile, crudo e drammatico, che ci mostra come il fato e il destino siano sadici certe volte.

Siccità: un cast di qualità

Per questo film corale Virzì scegli un cast di primissimo livello. Possiamo notare infatti nomi abbastanza rinomati nel panorama nazionale come ad esempio Monica Bellucci, Silvio Orlando, Claudia Pandolfi, Tommaso ragno e Valerio Mastrandrea; non mancano però neanche attori della nuova generazione come Emanuela Fanelli, Gabriel Montesi e Sara Lazzaro. Virzì riesce a dirigere il tutto con maestria riuscendo a valorizzare il ruolo di ciascun attore e facendo sì che ogni personaggio diventi un tassello fondamentale e imprescindibile per il continuo armonioso e coerente della trama. Su tutti però, per me, spicca Valerio Mastrandrea che riesce a restituire il disagio di una parte della popolazione dimenticata, abbandonata dalle istituzioni che cercano di salvare la propria élite dominante lasciando morire e abbandonati a sé stessi i cittadini più poveri e indifesi, incapaci di reagire economicamente e socialmente ad una catastrofe del genere.

Siccità e Covid

Virzì descrive uno scenario, sì immaginario ma, non lontano da quello che abbiamo vissuto in questi anni di pandemia in cui ci siamo sentiti più soli, più tristi, incapaci e increduli di fronte a ciò che stavamo vivendo. La trama diventata una metafora ma anche un parallelismo con la situazione pandemica passata e attuale, ci mostra i conflitti, le alleanze, i problemi che ognuno di noi ha e aveva con chi gli sta intorno, con la comunità che lo circonda e di conseguenza, quindi, una storia, che qualche anno fa ci poteva sembrar assurda, ora ci lascia quel sapore amaro e quella sensazione stomachevole di Déja vu.

Opinione personale

Il film per quanto tenti (attraverso una vicenda immaginaria) di giocare su un tema attuale, moderno e ancora “caldo” a tutti noi e sottolinei una critica sociale alle istituzioni (facendo un’analisi sociopolitica del nostro paese) risulta fin troppo lento nel ritmo, complice anche una trama fin troppo intrecciata che, nonostante gli attori di primissimo livello, risulta ormai noiosa e ridondante superato il secondo atto. Infatti, per uno spettatore mediamente attento, l’intreccio è facilmente auspicabile e risolvibile già a metà visione e di conseguenza ciò rende l’ultima parte del film soltanto un’attesa ai titoli di coda per poter abbandonare la sala. Consiglio, comunque, la visione in quanto il film ha un comparto tecnico di qualità, con una fotografia oscura, granitica, una scenografia utopistica ma veritiera e infine un comparto di attori in gran forma che riesce a fabbricare performance di altissimo livello.

 

 

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